I post di Navalny “riapparso” nell’Artico russo su viaggio e prigionia nella colonia penale: io, Babbo Natale a regime speciale
Il mistero sulle sorti di Navalny svelato dallo stesso oppositore russo: dopo settimane di ansia e di supposizioni inquietanti, il dissidente “riappare” e si fa sentire con un post ironico sui social, diffuso grazie al suo media team: «Vivo sopra il circolo polare artico. Nel villaggio di Kharp su Yamal. Qui è sempre buio, vedo solo la cella». Della sua “ricomparsa” sulla scena abbiamo dato notizia nelle scorse ore, ma oggi è lo stesso protagonista e vittima dell’intricata vicenda giudiziaria e carceraria a raccontarne svolgimento e risvolti, asserendo online: «Non preoccupatevi per me. Sto bene», ha scritto il dissidente pubblicando una serie di messaggi su X. Brevi informazioni in cui descrive il suo trasferimento, durato 20 giorni, e le condizioni estreme in cui versa in questa “nuova detenzione”.
Navalny, dopo la misteriosa scomparsa, riappare sui social: «Sto bene, non preoccupatevi»
Un post, anzi: una serie di messaggi, in cui tra ironia e dramma Navalny racconta. Spiega. Fornisce indicazioni, rivela i dettagli di una prigionia che improvvisamente l’ha costretto a cambiare la sede penitenziaria, ma che non ha certo migliorato le modalità di reclusione. «La città più vicina ha il bellissimo nome di Labytnangi», conferma sui social l’oppositore russo, dove si definisce ironicamente «un Babbo Natale a regime speciale», alludendo alla barba che nel frattempo si è fatto crescere. Come agli abiti pesanti con cui sta affrontando il rigido freddo invernale che imperversa in quell’angolo di mondo ghiacciato. In quella colonia penale nell’estremo nord della Russia, a 2.000 chilometri da Mosca, da dove è ricomparso via social dopo che non si avevano più sue notizie dal 6 dicembre.
Dalla colonia penale nell’Artico russo racconta tra ironia e dramma il viaggio di trasferimento
Di Navalny, infatti, i suoi legali e la sua portavoce Kira Yarmysh sapevano solo che non era più detenuto nella colonia Ik-6 nella regione di Vladimir. Fino a ieri quando, atteso ormai da settimane, è arrivato l’annuncio: «Abbiamo trovato Alexey Navalny. Ora è (nella colonia penale) IK-3 nell’insediamento di Kharp». E ancora: «Il suo avvocato lo ha visto, Alexey sta bene». Come ricordato in apertura, allora, il 18 dicembre Navalny – condannato a 19 anni di carcere per “estremismo” – non era comparso in collegamento video a un’udienza in tribunale nella cittadina di Kovrov. Uno strano e inedito precedente che aveva insospettito lo staff del dissidente, alimentando i timori per le sue sorti. Un caso denunciato da collaboratori e sostenitori di Navalny, che aveva dato il via al giallo della scomparsa, rilanciando timori e sospetti sulla sua sorte.
Navalny e il viaggio durato 20, estenuanti, giorni…
Dunque, Navalny è lì: nella famigerata colonia penale ribattezzata Polar Wolf, che Ivan Zhdanov, collaboratore storico del dissidente russo descrive come «una delle più remote della Russia», e in cui si vive in «condizioni brutali». Un luogo «molto difficile raggiungere, area di permafrost, e – sottolinea – dove non vengono consegnate lettere». Facile per Zhdanov unire i puntini e tirare le somme: «È stata chiara sin dall’inizio la volontà di isolare il dissidente in vista delle elezioni presidenziali previste il 17 marzo in Russia»… E se indicazioni e suggerimenti dei suoi non bastassero, è lo stesso Navalny a scendere in campo sul web con il racconto spuntato su X in queste ore, sul suo account personale gestito dal team della comunicazione.
I messaggi ironici sulla sua detenzione: «Sono il vostro nuovo Babbo Natale»
«Sono il vostro nuovo Babbo Natale», ironizza il dissidente sulle sue attuali condizioni di detenzione, anche nel tentativo di rassicurare i suoi sostenitori. «Bene: ora ho un cappotto di pelle di pecora, un cappello colbacco (un cappello di pelliccia con lembi che coprono le orecchie) e presto avrò un valenki (una tradizionale calzatura invernale russa). Mi sono fatto crescere la barba per i 20 giorni del mio trasporto». «Sfortunatamente non ci sono renne – aggiunge poi a stretto giro incalzando sarcasticamente – ma ci sono enormi cani da pastore soffici e molto belli»… E ancora. «Non dico “Ho-ho-ho”, ma dico “Oh-oh-oh” quando guardo fuori dalla finestra, dove posso vedere una notte. Poi la sera. E poi ancora la notte»…
Da Navalny, rassicurazioni e ringraziamenti ai suoi collaboratori e ai sostenitori
Mentre sull’epopea del suo trasferimento improvviso, sottolinea: «I 20 giorni del mio trasporto sono stati piuttosto estenuanti, ma sono ancora di buon umore, come si addice a un Babbo Natale». Quindi, il racconto prosegue: «Mi hanno portato qui sabato sera. E sono stato trasportato con molta cautela; mi hanno fatto fare un percorso molto strano (Vladimir–Mosca–Chelyabinsk–Ekaterinburg–Kirov–Vorkuta–Kharp, spiega il Corriere della sera tra gli altri) che non mi aspettavo che qualcuno mi trovasse qui prima di metà gennaio. Per questo motivo sono rimasto molto sorpreso quando ieri è stata aperta la porta della cella con la scritta: “È qui per lei un avvocato”. Mi ha detto che mi avevate perso e alcuni di voi erano addirittura preoccupati. Grazie mille per il supporto!».