Scioperi, il Garante Bellocchi: “Salvini non c’entra. Applichiamo le regole, senza sarebbe un Far West”

15 Nov 2023 9:10 - di Federica Parbuoni
garante scioperi

Una “scelta di coerenza” assunta “nel solco delle decisioni già prese in passato”. Il presidente dell’Autorità garante per gli scioperi Paola Bellocchi spiega, diritto alla mano, la decisione di non riconoscere come sciopero generale la protesta del 17 novembre indetta da Cgil e Uil e non nasconde la propria sorpresa per “tanto clamore”. Nel quale rileva una quota di “strumentalizzazione”, specie rispetto all’accusa di aver seguito la linea – è l’accusa – dettata dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini.

Il Garante per gli scioperi spiega perché per il 17 novembre “manca il requisito della generalità”

“Io sono un professore di diritto del lavoro, sono abituata a stare tra le carte, no, non mi aspettavo tanto clamore”, ha chiarito Bellocchi, in un colloquio con il Corriere della Sera, nella quale rifiuta la definizione di “bocciatura” per le decisioni assunte rispetto allo sciopero generale di Cgil e Uil. “Non lo è”, ha spiegato a Claudia Voltattorni, che firma l’intervista. “A fine ottobre – ha chiarito la presidente dell’Autorità – noi abbiamo esaminato il documento di proclamazione della protesta e da subito ci è parso che non corrispondesse a uno sciopero generale, ma fosse uno sciopero solo di alcune categorie, altri si erano già organizzati in ulteriori altre venti proclamazioni di scioperi generali regionali”. “Non tutto il mondo del lavoro è stato chiamato a scioperare venerdì 17 novembre, sono state escluse – ha spiegato -16 categorie del settore privato. Manca quindi il requisito della generalità”.

Uno sciopero che “sembra à la carte”

Si tratta di una circostanza centrale per le valutazioni, perché “gli scioperi di settore – ha spiegato la professoressa – hanno una disciplina diversa, più restrittiva rispetto a quella per gli scioperi generali”. “A uno sciopero generale – ha chiarito – è consentita la concomitanza, per far aderire tutte le categorie, ed è consentita una durata di 24 ore. Per gli scioperi di settore, i limiti sono molto più stretti, massimo 4 ore per la prima azione di sciopero ad esempio per il trasporto pubblico locale”. E lo sciopero del 17 novembre, “così come è stato proclamato, sembra uno sciopero à la carte. Ma la Commissione non può accettare questa interpretazione soggettiva, altrimenti avremmo uno sciopero generale ogni giorno”.

Il rispetto delle regole per evitare un effetto “Far West”

“La nostra è una scelta di coerenza, ci siamo collocati nel solco delle decisioni prese già in passato dalla Commissione”, ha sottolineato Bellocchi, che di fronte all’accusa di non rispettare un diritto sancito dalla Costituzione ha ricordato che “io mi sono formata sul diritto sindacale, si figuri se sono contro il diritto di sciopero, ma noi dobbiamo applicare delle regole e in Italia con la legge 146 siamo avanti a tutti”. Senza il rispetto di quelle regole, con “qualunque altra interpretazione”, ha chiarito la presidente in maniera più esplicita in un’altra intervista, concessa a La Stampa, si sarebbe “creato un Far West”. Ed è proprio per evitare che si verifichi questo scenario che si rende necessaria “una riflessione sulle regole che sono vigenti dal 2003”.

La necessità di una riflessione, anche sulla ricorrenza delle proteste di venerdì

“Lo sciopero generale sta vivendo un momento di sfilacciamento, ci sono molti nodi nel diritto sindacale su questo a partire dal fatto che ancora non abbiamo una legge sulla rappresentatività che fa sì che sindacati molto piccoli proclamino scioperi generali con adesioni dello zero virgola”, ha quindi spiegato Bellocchi, per la quale si rende necessaria “una riflessione” anche sulla ricorrenza degli scioperi sempre negli stessi giorni, “perché in effetti la maggior parte delle proteste è prima del fine settimana. Stiamo facendo un’istruttoria per capire meglio come affrontare questo argomento e semmai intervenire”.

Salvini? “Mai incontrato, c’è stata un po’ di strumentalizzazione”

Quanto al fatto che il Garante si sia allineato ai presunti “diktat” di Salvini, Bellocchi ha chiarito al Corsera che “noi il ministro non lo abbiamo sentito e io non l’ho mai incontrato”. “C’è stata un po’ di strumentalizzazione”, ha sottolineando, ricostruendo la tempistica degli interventi. Dopo i dubbi già emersi a fine ottobre, la decisione è stata assunta l’8 novembre, “quindi prima delle parole del ministro, ed è arrivata dopo un’accuratissima istruttoria”. “Abbiamo deliberato che non c’erano i requisiti e lo abbiamo comunicato alle confederazioni proclamanti, il nostro è stato quindi un intervento precedente. Le dinamiche politiche – ha quindi rivendicato la presidente – non hanno in alcun modo condizionato la nostra decisione che non è stata né arbitraria né capricciosa”.

“Generalmente quando i sindacati non si adeguano, noi dobbiamo aprire un procedimento di valutazione per un’eventuale sanzione, ma se interviene la precettazione anche l’apertura del nostro procedimento può ritenersi superflua”, ha poi spiegato a proposito del rifiuto di Cgil e Uil di rimodulare lo sciopero.

 

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