Foti replica alla Schlein e zittisce i dem su manovra e riforme: niente lezioni da chi a Atreju preferisce i centri sociali
Basterebbe anche solo la prima risposta di Tommaso Foti alla domanda del giornalista di Libero che lo intervista per smontare tutti i pretesti e le recriminazioni della Schlein, e mettere tacere una volta per tutte la sinistra che rumoreggia e pontifica sulla manovra e sulle posizioni politiche del governo. Il confronto con la segretaria del Pd? «Io accetto lezioni da chi viene in Parlamento, non da chi non viene», replica tranchant capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Poi, tornando sugli attacchi della numero uno del Nazareno indirizzati a Giorgia Meloni ribadendo il rifiuto a partecipare ad Atreju, argomenta: «Noi siamo sempre disponibili al confronto con gli avversari. Siamo abituati a tutti gli inviti. Sappiamo stare ai dibattiti. E Atreju è una bella occasione per fare politica anche fuori dall’Aula».
Foti in un’intervista a Libero mette a tacere la Schlein: «Niente lezioni da chi ad Atreju preferisce i centri sociali»
E comunque, incalza Foti da Libero, «su tanti temi – penso soprattutto al ddl contro la violenza sulle donne – ci siamo già confrontati in Parlamento e c’è stata ampia convergenza tra le forze politiche. Io comunque accetto lezioni da chi viene in Parlamento, non da chi non viene». E incrementando la risposta, Foti aggiunge anche: «(Schlein ndr) si presenta su due o tre temi, quando c’è da fare una dichiarazione di voto per passare in qualche programma tv e poi è finita lì. Voglio dire: i leader di partito hanno un ruolo diverso dagli altri deputati, e non si pretende che abbiano la tenda in Parlamento. È snobismo pensare che i confronti sono solo in Parlamento, anche perché vorrei sapere come fa a confrontarsi con i sindacati, visto che non sono in Aula. E poi parlano i numeri»…
L’affondo di Foti: confronto in Aula? Peccato che la Schlein la frequenti poco…
Per numeri, naturalmente, si intende quelli delle presenze, che Foti non ha alcun problema a snocciolare. «La Schlein ha partecipato al 26 per cento delle sedute in Aula, quindi non mi sembra una grande parlamentarista. Poi tra venire ad Atreju e andare in un centro sociale occupato, lei preferisce andare dagli occupanti». Quanto all’umore che le impedirebbe di partecipare alla kermesse di FdI, poi, Foti non ha dubbi: e stronca ogni velleità snobistica della leader dem e del suo alleato in pectore Conte: «Moody’s, dopo Fitch e Standard and Poor’s, è la terza controprova che l’opposizione non ha capito nulla e riesce a portare male pure a se stessa». Concludendo quindi sul punto: «Conte e Schlein speravano che sulle agenzie di rating l’Italia andasse male perché così potevano accusare la Meloni. Hanno tifato inutilmente contro l’Italia e hanno fatto una brutta figura».
«La manovra è realista. Per contestarla ci vuole faccia tosta»
Quanto alle polemiche strumentali e alla canizza sollevati dall’opposizione sulla manovra, infine, Foti è ancora più netto. «È una manovra realista. E viene fatta in mezzo a due guerre, perché pare che qui nessuno voglia tenere conto della situazione che stiamo vivendo. E comunque è una manovra che riserva ampie risorse a chi sta peggio in questo Paese. Quindi se ci fosse stato qualcuno che doveva battere le mani a questa manovra dovevano essere proprio i sindacati». Poi, compiendo un passo indietro fino allo sciopero di venerdì scorso indetto da alcune sigle sindacali, Foti a stretto giro aggiunge anche che «ognuno è libero di fare le manifestazioni che vuole, ma Landini ha convocato la piazza a luglio, quando della manovra non si conosceva ancora nulla e poi ha organizzato lo sciopero contro una manovra che mette in tasca ai lavoratori 1.400 euro in più all’anno. Ci vuole una bella faccia tosta».
Riforme, Foti: «Chi grida allo scandalo si contraddice da solo»
E dalla manovra alle riforme, il passo è breve e il commento ancora più diretto. E porta Foti a rilevare: l’accusa di volere i pieni poteri «ci viene mossa dalla sinistra che ha votato la riforma Renzi. Gran parte di coloro che oggi gridano allo scandalo sono gli stessi che hanno votato il titolo V della Costituzione, che è passato con tre voti di scarto. Si contraddicono da soli. Ma poi perché si può eleggere direttamente un sindaco e un governatore e il presidente del Consiglio no?», si chiede Foti, concludendo che la legge elettorale «sarà figlia della modifica della Costituzione». E specificando riguardo ai tempi necessari che «sicuramente le modifiche costituzionali non si possono fare prima delle Europee. Ci vogliono dei tempi tecnici. Poi dubito che ci saranno i due terzi del Parlamento, quindi si andrà al referendum». Dicendosi comunque convinto che «stiamo al governo 5 anni, non 5 giorni»…