La manovra manda in tilt la sinistra: dalla Schlein a Conte il gioco è a chi la spara più grossa
Basterebbe la risposta di Tommaso Foti – capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera – ospite della trasmissione Zapping su RaiRadio 1 a mettere tacere una volta per tutte la sinistra che rumoreggia e pontifica sulla manovra presentata ieri. «Le opposizioni, evidentemente con poche argomentazioni, non dicono che con 13 miliardi in più di interessi che deve pagare lo Stato. E con i 20 miliardi della quota per il 2024 del Superbonus, ci sarebbero stati a disposizione 33 miliardi in più da spendere».
La manovra manda in tilt la sinistra
Una risposta chiara e netta, quella di Foti – e ne potremmo citare altre decine e decine – al brusio indistinto sollevatosi a sinistra dal minuto dopo la presentazione della Finanziaria. Una replica argomentata, quella del capogruppo di FdI alla Camera, che smonta l’architrave delle critiche dem poggiato su pilastri di vuota propaganda e demagogia spicciola, sottolineando: «Quella varata dal CdM è una manovra da 24 miliardi, più 4 miliardi che vi saranno nel decreto legge per l’avvio del modulo della tassa fissa al 23% per i redditi fino a 28 mila euro».
La replica alle critiche nei fatti
E ancora. «Vi è poi il taglio del cuneo fiscale, che incide per 10 miliardi. Per la pubblica amministrazione sono previsti 5 miliardi per il rinnovo dei contratti. A cui vanno aggiunti 2 miliardi e mezzo destinati al personale medico sanitario. Di circa 1 miliardo è la valutazione delle misure introdotte a favore delle famiglie».
L’immancabile Montanari
Eppure, neanche il tempo di formulare la frase la legge di bilancio, che il ministro Giorgetti si ritrova nel centro del mirino di web, tv e piazze sollecitate dall’opposizione a criticare, demolire, insorgere. Ma come si potrà facilmente appurare dai dibattiti televisivi serali, molti di coloro che commentano e rispediscono al mittente scelte, finanziamenti e tagli, la finanziaria del ministro dell’economia non l’hanno neppure letta. A partire lancia in resta e a fare da apripista, l’immancabile professor Montanari, quel Tomaso con un “t” che si distingue, ancora una volta, per lo sbeffeggiamento livoroso che nulla a che a vedere con osservazioni circostanziate o critiche puntuali.
L’attacco forzoso sugli sgravi alle madri
Così in un tweet affidato all’etere, non sapendo a che santo votarsi, il prof dissidente discetta: «Noi vogliamo stabilire che una donna che mette al mondo almeno due figli ha offerto un importante contributo alla società», dice Montanari scimmiottando la Meloni, pur di inserire a forza nei pochi caratteri del messaggio social l’annoso richiamo al tempo che fu. La solita lagna d’antan – che ormai non attacca più neppure con le femministe – riferita al contributo per le famiglie disposto in Finanziaria. Un tentativo disperato che fa un buco nell’acqua nel mare della rete.
Manovra, dalla Schlein a Conte, nelle critiche della sinistra tanti aggettivi e poca sostanza
Un refrain stonato che non riesce ad accordare i soloni di sinistra neppure in un coro-contro-coro, tante sono le voci dissonanti all’interno di una sinistra a pezzi, che dimostra a ogni occasione utile di non riuscire proprio a riprendersi dalla batosta elettorale di un anno fa. E sulla manovra appena annunciata, incapace di andare oltre lo slogan. Neppure più tanto a effetto. Così, da Elly Schlein: «Non all’altezza e senza una visione». A Giuseppe Conte: «Insignificante e dannosa». Passando per Carlo Calenda: «Populista e pericolosa», gli aggettivi negativi si sprecano. E per un Riccardo Magi che si cimenta con una metafora retrò: «Un tetris assistenzialista», in sottofondo frignano i soliti Bonelli – «miope» – e Fratoianni che si appella a «roba da illusionisti».
La sinistra mastica amaro…
E poco importa ai criticoni dem e dintorni, del taglio del canone Rai. Della riduzione delle tasse in busta paga. Delle decontribuzioni per le mamme lavoratrici o delle agevolazioni per le imprese che non delocalizzano. Fingono di ignorare l’attenzione riservata a famiglie, redditi medio-bassi, pensionati, incentivi al lavoro, alla sanità e alla natalità. Insomma: dalla sinistra in panne, nessun cenno di assenso. Nessuna condivisione sulle misure del governo: ma semplicemente perché il governo non è il loro…