Strage di Mestre: avanza l’ipotesi del guasto al bus cinese. Ecco cosa svela l’autopsia dell’autista

13 Ott 2023 9:08 - di Luisa Perri
bus cinese

Alberto Rizzotto, l’autista del bus di fabbricazione cinese precipitato dal cavalcavia di Mestre lo scorso 2 ottobre, morto assieme ad altre 20 persone, non avrebbe avuto alcun un malore. Lo rivela il Corriere Veneto. «Il condizionale è d’obbligo, perché all’inizio della prossima settimana ci sarà un accertamento fondamentale dei medici legali Guido Viel e Roberto Rondolini – incaricati dal pm Laura Cameli – ovvero l’analisi più approfondita del cuore: ma pare che il primo esito dell’autopsia sia proprio la mancanza di evidenze chiare di un malore».

Alberto Rizzotto aveva lesioni sulle dita: compatibili con una “manovra eroica”

Se tutto ciò verrà confermato si aprirebbe una pista investigativa sul mezzo de La Linea Spa, che stava svolgendo un servizio di navetta tra il Tronchetto e il camping Hu di Marghera, senza toccare alcun altro mezzo, si era infatti spostato verso destra, strisciando per circa 50 metri lungo il guardrail senza nessun segno di frenata o tentativo di rimettersi in carreggiata, fino a quando la barriera è finita a causa di un varco di un paio di metri. Il quotidiano ipotizza infatti «un guasto al bus, che inizialmente aveva preso poco credito in quanto si tratta di un nuovissimo Yutong E-12, di fabbricazione cinese con propulsione totalmente elettrica, entrato nella flotta della Linea appena un anno fa».

L’autista ha stretto il volante con tutta la forza che aveva prima dello schianto

Avrebbe un’interpretazione completamente nuova la strisciata di 50 metri del mezzo sul guardrail. «Potrebbe essere interpretata diversamente: non più una conseguenza di un problema, ma un atto volontario del conducente – certo azzardato, più per lo stato di ammaloramento della barriera che per quel varco di cui forse non sapeva, ma per certi versi anche «eroico» – per tentare di rallentare un mezzo di cui non aveva più nessun controllo: operazione che peraltro gli stava per riuscire visto che i dati del gps avrebbero dimostrato che ha toccato la barriera a 36 chilometri orari e quando è arrivato sul bordo andava a passo d’uomo, a circa 6 all’ora. Pare che dall’autopsia siano emerse anche delle lesioni sulle dita che potrebbero significare che ha stretto il volante con tutta la forza che aveva. Di che guasto potrebbe trattarsi? E qui un dettaglio cruciale potrebbe essere quello dei freni, vista la mancanza di segni».

Il giallo della scatola nera del bus: i file conservati dall’azienda cinese

Nei prossimi giorni ci sarà quindi anche la perizia sul bus, osì come quella sulla «scatola nera», che in realtà non è un vero e proprio oggetto, ma dei file conservati su un sistema «cloud» dell’azienda cinese. Per ora, dopo l’autopsia, la seconda consulenza della procura è stata affidata ieri dal pm Cameli e riguarda lo stato del guardrail, la sua idoneità e gli eventuali adeguamenti normativi, ma anche le condizioni del manto stradale e la dinamica: ma solo quella dal momento dell’impatto in poi, come avrebbe sottolineato nel corso di un’udienza fiume durata più di un’ora e mezza il consulente del pm, l’ispettore del Mit Placido Migliorino, già impegnato nelle indagini sul ponte Morandi. Migliorino, romano, detto il “mastino” per la scrupolosità delle sue analisi, ha già iniziato i primi sopralluoghi. Avrà 90 giorni di tempo per ricostruire la dinamica dell’incidente e per accertare le eventuali responsabilità del guardrail (già segnalato alcuni anni fa come fuori norma) nell’uscita di strada del bus.

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