Apostolico, l’Anm si spacca: Mi non vota la mozione contro il governo e le toghe rosse insultano
Volano stracci, il caso Apostolico fa litigare le toghe. L’Associazione italiana magistrati si spacca sul caso della giudice di Catania che ha fatto strame del decreto Cutro; annullando il fermo di otto migranti. Magistratura indipendente non ha votato la mozione contro il governo e le toghe rosse sono insorte contro i colleghi. L’Anm aveva parlato di “caccia all’uomo” nei confronti della giudice da parte del governo. “Vogliono intimorirci”. Apostolico non ha convalidato parecchi provvedimenti relativi ai trattenimenti nel Cpr di Pozzallo. E aveva partecipato a una manifestazione anti-Salvini nel 2018. E in un’altra contro le Forze dell’ordine. Basta per porre dubbi su quale sia la visione del mondo dell’Apostoico in materia di gestione dei fenomeni migratori? Era questo il senso della riunione del comitato direttivo dell’Anm che ha incendiato il fine settimana. Santalucia, il presidente, ha incalzato, sostenendo che «si è passati a una critica alla persona, alla ricerca di elementi che possano gettare ombra di parzialità e inadeguatezza sul magistrato che li ha emessi».
Mi: “Non potevamo votare quel documento: è una dichiarazione di guerra”
Non si sono riconosciute in questa ricostruzione della vicenda i giudici di Magistratura indipendente: l’unico gruppo che ha espresso voto contrario al documento approvato a maggioranza dal direttivo dell’Anm: 22 voti a favore, 8 contrari. Un documento, ha affermato la corrente indipendente delle toghe, “nel quale non potevamo riconoscerci; che contiene una vera e propria dichiarazione di guerra. Chi lo ha approvato dovrà assumersi la responsabilità di condurre la magistratura italiana tutta in una spirale di contrapposizione con la politica; che ci farà apparire parte di uno scontro tra poteri dello Stato, e dunque politicamente schierati. Questo, secondo noi, è il vero agire politico, questo è il vero collateralismo dal quale prendiamo le distanze. Preferiamo continuare a cercare di valutare i fatti con animo giusto e sereno, da magistrati”.
Mi invita all’equilibrio ma viene insultata dalle toghe rosse
Magistratura Indipendente aveva presentato al direttivo un proprio documento. Che “conteneva – ricordano in una nota Stefano Buccini e Angelo Piraino, presidente e segretario di MI – una ferma condanna alla delegittimazione personale mediatica dei magistrati; alle critiche dei provvedimenti a prescindere dalla motivazione; e ai toni scomposti delle affermazioni di alcuni esponenti politici”. Ma il documento conteneva anche “un invito a riflettere – sottolineano i vertici di MI – su come questa situazione sia stata anche determinata da condotte inopportune di singoli; e su come, in un momento così delicato della vita del paese, sia fondamentale che ciascun magistrato preservi il patrimonio di credibilità della magistratura italiana”. La reazione della altre componenti è stata sconcertante. AreaDG ha insultato e accusato di collteralismo col governo i colleghi, evocando “contropartite” in cambio. La risposta di Mi non si è fatta attendere: “Siamo attoniti e sdegnati dai toni del comunicato di AreaDG, tanto rapido quanto sguaiato”. Rivendicando l’equilibrio della mozione di Mi: il documento conteneva un invito a tutti, politici e magistrati, “a riflettere sui propri rispettivi errori, e chiedere un abbassamento dei toni. Ma soprattutto per un dovere di correttezza nei confronti dei cittadini, nel nome dei quali amministriamo la giustizia. Questo, secondo AreaDG, significa collateralismo al governo? Cercare con onestà, agendo da giudici, di vedere tutte le disfunzioni del sistema?”
Mi: “Chi ha firmato quel documento si assumerà le responsabilità dello scontro”
Prosegue Mi: “Esaminare i fatti con onestà e crudezza richiede molto più coraggio. Mentre esporre solo le verità che fanno più comodo, come hanno deciso di fare gli altri gruppi al Cdc, è un atteggiamento che ci connota politicamente”. Ancora: “Restiamo sconcertati, poi, per l’infima accusa che ci è stata rivolta di voler contrabbandare la rinuncia alla tutela dell’indipendenza della magistratura con la ‘monopolizzazione delle nomine’: tanto volgare quanto falsa e diffamatoria, perché smentita dalle cronache consiliari; che testimoniano come la stragrande maggioranza di nomine avvenga all’unanimità. Un’accusa che costituisce uno dei punti più bassi della nostra vita associativa. E che nasce proprio da un congresso che ha visto la partecipazione acclamata di tutti i vertici dei partiti politici dell’opposizione, accolti come interlocutori privilegiati. Ma questo non è collateralismo, per AreaDG. Tutto ciò ci autorizza a dubitare del fatto che per AreaDG il vero problema sia la difesa dei colleghi e della imparzialità. Non possiamo non vedere in queste volgari accuse la conferma dell’acuta osservazione di Seneca: ‘delle cose grandi si deve giudicare con animo grande; altrimenti si vedrebbero in esse i difetti che troviamo in noi'”, concludono.