Alda D’Eusanio racconta il suo incidente quasi mortale: “Io sopravvissuta per miracolo e non perdono chi mi ha fatto questo”
Alda D’Eusanio si racconta dopo il drammatico incidente in cui è incorsa nel 2012 a Storie Italiane su Rai1. “È un miracolo che io sia ancora qui anche perché ho avuto l’osso occipitale rotto, che è la parte più dura del cranio, e cinque emorragie cerebrali, quindi coma”, esordisce intervistata da Eleonora Daniele, raccontando l’incidente che le ha quasi fatto perdere la vita.
“Sono un vero esempio di miracolo, come dice il neurologo e come dicono i medici. La cosa che colpisce è il fato: tu esci di casa e non rientri più” prosegue la giornalista, ricordando le vittime della tragedia di Mestre. “Ci sono famiglie che hanno preso l’autobus, la coppietta croata in viaggio di nozze, la mamma ed i suoi bambini: tutti sono andati a vedere Venezia e non sono più tornati. All’improvviso c’è la morte che appare nella tua vita ed è questa la cosa che più non dimentichi”.
Ha poi continuato raccontando la sua esperienza dopo il coma. “La morte diventa qualcosa di presente se ti salvi. Quando ti salvi la prima cosa che ti chiedi è perché non sei morta. Che c’è che non hai fatto ancora e che devi fare? Ma la cosa che ti resta molto dentro è che sei cambiata, perché quando il cervello, che è un pianeta sconosciuto, viene colpito, non è mai più quello di una volta. Io la memoria non ce l’ho, quando leggo impiego molta fatica, ho sempre la mente stanca. Cambia tutto, il dolore, il senso della vita, quello del tempo”.
Alla domanda della conduttrice se avesse incontrato nuovamente la persona alla guida dello scooter che l’ha investita, risponde duramente: “Non l’ho mai voluto vedere, in questo devo dire sono poco cattolica, il perdono no. Non si può perdonare. È una persona che mi ha distrutto la vita, me l’ha cambiata e peggiorata, perché aveva fretta. Se muori per qualcosa di veramente importante ha un senso, ma tu non puoi morire perché uno ha fretta di andare chissà dove. È qualcosa di assurdo, non umano, non si può perdonare.”