Ustica, quando la sinistra aveva provato a lanciare la pista “neofascista” poco prima di Bologna…
Una strage neofascista. Anche per Ustica si era ventilata questa ipotesi, cinque settimane prima di quell’altra tremenda bomba che sarebbe scoppiata a Bologna.
Le parole di Giuliano Amato hanno riaperto la ferita di Ustica su cui, prima dell’ipotesi incredibile del cedimento strutturale che distrusse Itavia, una grande e seria compagnia, si era subito parlato di neofascismo.
Marco Affatigato, già condannato per violazione della legge Scelba, fu indicato per un certo periodo come colui che aveva messo la bomba all’interno del Dc-9.
La bomba “neofascista” di Affatigato
Marco Affatigato, lucchese, attualmente detenuto per reati di bancarotta e frode, militante di Ordine Nero, venne indicato come possibile esecutore della bomba sull’aereo. Un’ipotesi che si stava accreditando nell’opinione pubblica, pur se del tutto inverosimile, e che alimentava le tensioni verso il mondo della destra. Affatigato venne descritto come “il camerata che doveva fare una missione a Palermo” e che aveva messo la bomba all’interno di una toilette dell’aereo. Una tesi che presto lascerà posto al cedimento strutturale dell’aeromobile, facendo fallire l’Itavia.
Il fallimento di Itavia e i 330 milioni di risarcimento dello Stato
L’ Itavia, fondata da Giovanni Battista Caracciolo, era un piccolo gioiello. Collegava Calabria e Sicilia, aveva una flotta di venticinque aerei e costava meno di Alitalia. Sui suoi aerei venivano serviti anche i drink. Ustica fu una mazzata incredibile per la compagnia, mortale. L’anno dopo iniziò la procedura di fallimento. Caracciolo, uomo illuminato e imprenditore coraggioso, fu praticamente un’altra vittima bianca di Ustica. Oltre 330 milioni di euro sono stati assegnati agli eredi di Caracciolo e alla compagnia ancora oggi in procedura di amministrazione giudiziaria. E’ questo il risarcimento, stabilito dalla Cassazione, che lo Stato dovrà pagare alla compagnia aerea (oggi in amministrazione straordinaria) per tutti i danni provocati in relazione a quanto accadde il 27 giugno del 1980.
Dopo Bologna non si parlò più di Ustica
Il clamore su Ustica durò cinque settimane. Il 2 agosto scoppiò la bomba di Bologna. Del Dc-9, se si eccettua il coraggio di Andrea Purgatori, non ne parlò più nessuno. Ustica era diventato un semplice, per quanto doloroso, incidente di cui era colpevole solo Itavia. L’ipotesi neofascista paventata in Sicilia diventava quasi una certezza in Emilia. Le parole di Amato riaprono un dibattito più complessivo per l’autorevolezza dell’uomo , fino a poco tempo fa Presidente della Consulta e vicino al Quirinale il 2013. Ma anche ad Ustica si erano profilati mostri inesistenti. Per coprire quelli veri.
Il dolo di Bologna, la “colpa” di Ustica
La tragedia di Bologna, a differenza di Ustica, conobbe subito la pista del neofascismo e quindi del dolo. Quella orribile strage mise in secondo piano Ustica, per la quale prese il sopravvento l’evento colposo addebitato alla compagnia e al deficit strutturale dell’aeromobile. Ovviamente l’idea che volontariamente qualcuno avesse ucciso decine di persone( il numero rispetto al Dc-9 è pressoché uguale) e provocato decine di feriti catturò l’attenzione dell’opinione pubblica, rispetto a un incidente causato dall’incuria. Uno dei tanti effetti collaterali di Bologna fu quello di nascondere quanto accaduto nei cieli siciliani. E non fu un effetto da poco.