Amato ritratta su Ustica: “Mai avuto nuovi elementi, non rispondo del titolo di Repubblica”
«Io ho solo rimesso sul tavolo una ipotesi già fortemente ritenuta credibile, non perché avessi nuovi elementi, ma per sollecitare chi li ha a parlare, a dire la verità. Non altro»: così l’ex presidente del Consiglio premier e presidente emerito della Corte costituzionale, Giuliano Amato, al quotidiano La Verità in merito alle polemiche dopo le sue recenti dichiarazioni sul caso Ustica secondo le quali il 27 giugno del 1980 il Dc9 dell’Itavia fu abbattuto da un missile francese. «Io non ho raccontato nulla di nuovo. Non era nelle mie possibilità, non era nelle mie intenzioni. Volevo riportare il tema all’attenzione, sollecitare chi potrebbe convalidare quell’ipotesi a parlare», conclude.
Giuliano Amato risponde alla “Verità” sul finto scoop di Ustica
«Gli anni passano – aggiunge quindi Amato -, le famiglie sono lì convinte che la verità non sia ancora venuta fuori, e i testimoni rimasti possono andarsene presto. Come può capitare a me, data la mia età». L’ex premier, dopo aver spiegato che “dei titoli con cui un articolo o un’intervista vengono presentati non risponde l’autore”.
Ora l’ex premier dice: “Non ricordo”
Si sofferma anche sulle alle affermazioni su Bettino Craxi: “Purtroppo non ricordo chi mi disse che era stato Craxi a informare Gheddafi, anche se il ricordo è rimasto. Su chi informò Gheddafi è ben possibile che ci sia stata confusione di date, fra l’86 e l’80, quando, secondo Luigi Zanda (ex portavoce di Cossiga, ndr) oggi, furono i servizi. Onestamente non riesco a dire se la confusione l’ho fatta io o se l’ha fatta chi mi parlò di Craxi come informatore di Gheddafi”.
Infine assicura a La Verità che con le sue parole non aveva “nessuna intenzione di creare difficoltà al governo. Perché mai?”. Una domanda che strappa un sorriso, visto che il “dottor Sottile” non è certo passato alla storia d’Italia per la sua ingenuità.
Calenda: ora Amato chieda scusa
Un’intervista che su Twitter il leader di Azione Carlo Calenda, demolisce in poche righe. «Se un ex Presidente del Consiglio fa un’intervista e chiede le scuse al Presidente francese per Ustica, dando per scontata una tesi smentita da una sentenza definitiva, non può poi dire “hanno sbagliato il titolo” e “non ho nuovi elementi”, dopo aver creato aspettative nelle famiglie delle vittime e un incidente diplomatico con la Francia e la Nato. Le scuse sarebbero decisamente più appropriate».