Messina Denaro, caccia al “tesoro” del boss: i misteri ancora insoluti, tra denaro e documenti scottanti
Messina Denaro è morto portando con sé tutti i misteri. È l’amaro bilancio che circola in queste ore e non solo tra gli inquirenti e i corridoi delle procure. E allora, con l’autopsia prevista questa mattina e, subito dopo, il trasferimento a Castelvetrano (Trapani) dove verrà sepolto all’alba di domani alla presente dei familiari nella tomba di famiglia con un funerale non religioso, si chiude il capitolo della lunga ricerca e della detenzione di Messina Denaro, ma le indagini restano aperte. Nel mirino degli inquirenti, infatti, resta aperta la caccia al “tesoro” del boss – nella certezza che il “padrino” gestisse molti affari e assai lucrosi in vari settori –. Ma anche al suo archivio segreto.
Messina Denaro, caccia al tesoro e all’archivio segreto del boss
Ossia quell’insieme di documenti, anche personali, che potrebbero contribuire a fare luce sui più grandi misteri della storia di cosa nostra. Soldi e documenti scottanti che, tra carte, pizzini, appunti e quant’altro, risalgono a ben prima del 2020. Un tesoro di informazioni, dati e nomi, la cui ricerca è partita già subito dopo l’arresto dell’ultimo dei Corleonesi, alla luce di un’inchiesta del procuratore aggiunto Paolo Guido con al centro degli approfondimenti, anche sulla scorta di pizzini e appunti ritrovati nell’ultimo nascondiglio del boss, a Campobello di Mazara.
Le indagini alla ricerca di denaro e documenti scottanti
L’attenzione degli inquirenti resta rivolta alla meticolosa contabilità di Messina Denaro, in virtù della quale il boss si appuntava tutto: ogni spesa. Ogni uscita, anche la più insignificante. Come quella dell’ammontare di 50 euro, per esempio, per un regalo fatto alla maestra Laura Bonafede con cui aveva una relazione. I calcoli – spiega nel dettaglio Today.it – «partivano da una cifra base e fissa di 20/23 mila euro. Come un reddito da lavoro, che tuttavia Messina Denaro poteva ricavare soltanto da affari illeciti». Ma qual è la provenienza di questi soldi, e attraverso chi Messina Denaro ne veniva in possesso?
Messina Denaro, l’eredità contabile e i possibili eredi. Tra loro molte donne
Tante, e tutte dirimenti, le domande ancora in sospeso e i segreti che continuano ad alimentare il mistero che il boss si è portato via con sé. Un capomafia spietato quanto fermo nella sua volontà di tacere e di non collaborare. Un super latitante che, una volta catturato, ha perseguito ostinatamente nell’intento di non rivelare nulla, sostenendo fino all’ultimo di non avere nulla, ma che se anche avesse avuto qualcosa non sarebbe stato così stupido da svelarlo agli inquirenti. E allora tornano gli interrogativi congelati prima e dopo il suo arresto: cosa possiede? E dove lo nasconde? E soprattutto, oggi, dopo il suo decesso, chi erediterà il patrimonio economico e documentale della “primula rossa”?
Caccia al tesoro di Messina Denaro: si parte dalla Sicilia
Di sicuro nel rebus investigativo entrano in gioco molte donne, tante figure femminili come non mai prima nella storia di Cosa nostra. Innanzitutto c’è la figlia Lorenza, almeno formalmente l’erede principale del mafioso, che Messina Denaro ha riconosciuto praticamente in punto di morte. Ma insieme a lei ci sono anche anche le sorelle del boss. Nonché sua madre… Da dove partire allora? Anche questo è un interrogativo dirimente. È ovvio che la base di partenza è la Sicilia, ma si sa anche che Messina Denaro ha viaggiato molto, nonostante la certezza che abbia trascorso una parte della sua latitanza nel Palermitano.
Ma non si esclude una tappa in Svizzera
Non solo. Come rivelato dallo stesso boss nel corso di un interrogatorio dello scorso febbraio, spesso e volentieri, per beffare chi avrebbe potuto essere sulle sue tracce, Messina Denaro ricorreva a sotterfugi e trucchi mirati a depistare e confondere chi poteva essere sulle sue orme. Come? Per esempio inserendo nei fatidici pizzini dettagli – anche relativi agli spostamenti – che in realtà erano del tutto falsi. Ipotesi, possibilità, tracce: tutti tasselli di un mosaico ancora da comporre, al cui centro potrebbe esserci, per esempio, la Svizzera che infatti, non a caso, è uno dei Paesi sui quali si concentra l’attenzione degli investigatori. Una delle tappe prese in esame, dove potrebbe esserci qualcosa: banalmente, anche una semplice cassetta di sicurezza nella quale trovare istruzioni, riferimenti, o chissà cos’altro.
Messina Denaro, il Pg di Caltanissetta: «È morto portando con se tutti i misteri»
Una caccia serrata alla ricerca della verità, quella definitiva. Quella rimasta in sospeso anche dopo l’arresto e le perquisizioni nei vari covi del boss. «Dopo l’arresto si sperava che Matteo Messina Denaro potesse parlare e chiarire molti fatti ancora avvolti dal mistero», ha spiegato infatti in un’intervista all’Adnkronos il Procuratore Generale facente funzione di Caltanissetta Antonino Patti. Il pg che ha rappresentato l’accusa nel processo d’appello per le stragi mafiose che si è concluso di recente con la conferma dell’ergastolo per il boss mafioso morto la notte scorsa. Quindi ha proseguito: un mistero che avvolge ancora nel silenzio molti aspetti delle «stragi mafiose, soprattutto quelle dei primi anni Novanta. Perché alla fine ha prevalso la sua mentalità, che aldilà di certe apparenze per così dire “moderniste”, era quella del mafioso vecchio stampo. Quindi, alla fine è morto portando con sé questi segreti».