Arabia saudita, calciatori coperti d’oro, studenti in carcere: 18 anni a una ragazzina per un tweet

25 Set 2023 20:01 - di Laura Ferrari
studentessa saudita

Le autorità dell’Arabia Saudita hanno condannato una studentessa liceale a 18 anni di carcere e le hanno imposto un divieto di viaggio per  per aver pubblicato messaggi sui social a sostegno dei prigionieri politici del regno saudita.

Secondo quanto riferisce l’organizzazione per i diritti umani in Arabia Saudita Alqst, la giovane Manal al-Gafiri aveva solo 17 anni all’epoca dei fatti. La sentenza nei suoi confronti è solo l’ultima di una lunga serie di condanne legate per cyberattivismo e uso dei social per criticare il governo.

Alqst, l’associazione che documenta le violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita, riferisce che la Corte penale saudita ha emesso la sentenza di condanna per la 18enne Manal al-Gafiri nell’agosto scorso.

La sua sentenza è l’ennesimo esempio delle dure ed estreme pene detentive imposte dalle autorità saudite ai cittadini giudicati colpevoli di “crimini informatici” per aver espresso insoddisfazione o critiche nei confronti del governo saudita negli ultimi 6 anni sotto la guida del principe ereditario Mohammed bin Salman.

Tra le “pene esemplari” contro i dissidenti spicca la condanna a 34 anni di prigione comminata a Salma al-Shehab – una dottoranda presso l’Università di Leeds nel Regno Unito – per i suoi tweet critici l’anno scorso nei confronti del regno. A volte, le sentenze dei tribunali vanno addirittura oltre le pene detentive e sfociano nella condanna a morte, come la recente pena di morte emessa contro l’insegnante in pensione Mohammed al-Ghamdi per i commenti critici rilasciati su YouTube e X, ex Twitter.

La notizia della condanna della studentessa Al-Gafiri arriva appena pochi giorni dopo che un’intervista di Fox News al principe ereditario saudita ha mostrato bin Salman affermare che condanne così dure sono semplicemente il risultato di “cattive leggi” che non è in grado di cambiare o nelle quali non è in grado di intervenire.

«Non ne siamo contenti. Ce ne vergogniamo. Ma il sistema giuridico è questo e devono seguire le leggi. Non posso dire io a un giudice di ignorare la legge, perché sarebbe contro lo stato di diritto».

Gli oppositori hanno definito “risibile” tale affermazione, sottolineando come bin Salman «sia stato in grado di attuare riforme sociali vaste e drastiche in un rapido lasso di tempo», quindi, «se volesse sarebbe in grado di intervenire e cambiare la decisione della magistratura con altrettanta solerzia».

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