“Stampa” e “Repubblica” sparano cifre a caso su una Finanziaria che non c’è per seminare il panico

21 Ago 2023 9:29 - di Antonella Ambrosioni
Meloni Finanziaria

Ha ragione Senaldi, «danno i numeri». Chi? “Stampa”, “Repubblica” e i principali quotidiani che danno una mano alle opposizioni seminando il panico, sparando cifre sulla Legge di Bilancio che è ancora di là da venire. Servono  trenta miliardi – sentenziano –  ma il governo Meloni ne ha in cassa solo dieci, per “La Ragioneria di Repubblica”. Mentre il quotidiano diretto da Massimo Giannini è meno ottimista: di miliardi in cassa ce ne sarebbero solo quattro. “Meloni farà la manovra in deficit”. Da giorni ad ogni levar dell’alba i giornaloni risuonano del “ricordati che devi morire”. Ossia, ricordati che il governo Meloni non ha soldi per fare quello che promette. Ergo: il governo mente. Lo dicevano nove mesi fa, più o meno dalla campagna elettorale fino a dopo l’insediamento a Palazzo Chigi: «Questo governo ci porterà sul lastrico. Saremo preda degli avvoltoi della speculazione dell’alta finanza».  Non si è verificata nessuna Apocalisse, eppure lo stesso panico seminano oggi. Alla faccia della verità: le cose sono andate meglio del previsto; il premier Meloni ha il plauso internazionale; e gli indicatori economici – in un contesto in cui l’Olanda è in recessione e la Germania arretra- sono tutt’altro che negativi, anzi. Persino Ficht, l’agenzia di rating che non ci mette molto a declassarti, ha promosso il nostro Paese e ha alzato le stime sul Pil nel medio periodo. Dunque, perché seminare il panico tra gli italiani?

Danno i numeri sulla Finanziaria per screditare Meloni

Danno i numeri, certo. L’intento è creare allarmismo e sfiducia nella speranza che il consenso al governo si corroda. Ma il metodo utilizzato – facendo conti in tasca preventivi ad una manovra che ancora non c’è- è ridicola. Si comportano come un Landini qualunque. Le uniche certezze sono due. Primo: l’esecutivo, come ogni esecutivo, cerca le coperture per le misure prioritarie che ha in cantiere.  Secondo: quando e come le troverà, è un fattore che sta nella mente del premier e dei suoi ministri e non nei “contabili” dei quotidiani. Terzo elemento, che più che altro è un consiglio dettato dall’esperienza passata, è non “bersi” i catastrofismi propalati come verità. Secondo le opposizioni e i quotidiani che le fiancheggiano doveva essere un anno disastroso e invece non lo è stato. Dunque, è lecito non credere anche ora alle troppe cifre sparate come se fossimo al mercato rionale. Insomma, non lasciatevi abbindolare dal tormentone sulla Finanziaria.

Sparare numeri a caso, come le firme (gonfiate)

E che sia l’estate dei numeri folli lo ha dimostrato del resto anche la segretaria del Pd Elly Schlein. Ha parlato, dopo settimane di mutismo, per esultare sul numero delle firme on line che sta riscuotendo la sottoscrizione per la legge sul salario minimo. Stappare bottiglie di champagne per firme in cui risultano anche Paperoga e il Mago Merlino non è decoroso per chi guida il principale partito d’opposizione. Che aveva lanciato l’estate militante per poi finire nei meandri delle Rete, come in questi giorni segnalato da Libero e Giornale. E del resto alla “comiziante” Schlein dedica pensieri puntuti lo stesso Ernesto Galli Della Loggia dal quotidiano di Senaldi. Certamente un editorialista non sospettabile di simpatie meloniane. Ecco, esultare sulle 300mila firme, in buona parte “farlocche” è lo specchio della mancanza di credibilità dell’opposizione. Che ogni giorno “sbrocca” e cerca un pretesto per attaccare il governo: il generale Vannacci, il conto pagato da Meloni in Albania; i migranti sui quali il Pd ha un approccio “bipolare” come dice il Viminale: immigrazionismo sì, ma a casa degli altri. Tra numeri a casaccio e follie, l’opposizione naufraga nel grottesco.

 

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