Spagna, i socialisti si prendono la Camera e chiedono lo status ufficiale Ue per la Catalogna
Spagna in fibrillazione e Pedro Sanchez disposto a tutto pur di governare. Il premier uscente trova un accordo per ottenere la presidenza del Congresso e invia un documento ufficiale a Bruxelles per riconoscere la Catalogna. La Spagna ha il nuovo presidente della Camera ma il patto tra socialisti e catalani non è ancora un’ alleanza di governo.
La camera bassa del parlamento madrileno ha eletto Francina Armengol, esponente socialista delle Baleari. Armengol ha raccolto la maggioranza assoluta, ovvero 178 voti, contro i 139 di Cuca Gamarra, candidata del Partito Popolare (Pp), mentre Vox ha deciso di procedere in solitudine dopo i primi passi per un avvicinamento ai conservatori che non ha preso quota. Il candidato di Vox ha così avuto 33 voti, il numero dei seggi conquistati alle legislative anticipate del 23 luglio. Inizialmente i media spagnoli avevano riferito di 129 schede per l’esponente popolare, ma si era trattato di un errore della presidente del Psoe Cristina Narbona.
Gli indipendentisti: “Accordo limitato ad elezione Camera”
L’accordo odierno è limitato all’ufficio di Presidenza del Congresso e la posizione di JxCat (Junts per Catalunya, Uniti per la Catalogna) è “esattamente al punto in cui si trovava dopo le elezioni”. È il monito, riporta El Mundo, lanciato al Psoe dall’ex presidente della Generalitat, Carlos Puigdemont, dopo il via libera della candidata di Pedro Sanchez ,Francina Armengol, alla presidenza del Congresso.
In un messaggio sul suo profilo Twitter, Puigdemont ha avvertito che la sua formazione politica non si lascerà smuovere da “promesse o volontà politiche senza garanzie di rispetto da parte di chi non genera alcuna fiducia”, e ha aggiunto che, se si raggiungeranno accordi futuri, sarà “perché hanno incorporato un rispetto verificabile”, come nel caso dell’Ufficio di presidenza del Congresso.
L’incredibile concessione ai galiziani
Nell’ambito dell’accordo per l’Ufficio del Congresso, prosegue El Mundo, il ministro degli Affari Esteri ad interim, José Manuel Albares, ha richiesto per lettera al Consiglio dell’Unione Europea lo status ufficiale di catalano, galiziano e basco. Per Puigdemont, questa iniziativa “è un fatto, non una promessa, che non è mai stata voluta”, aggiungendo che il capo del governo Pedro Sanchez ha “una magnifica opportunità” per dimostrare che la Spagna “si fa sentire in Europa”, come ha detto ieri lo stesso Sanchez.
Fdi:”Inquietante convergenza tra socialisti e catalani”
“In Spagna l’accordo tra la sinistra e gli indipendentisti catalani, che ha alla elezione della deputata socialista Francina Armengol alla presidenza del Congresso, prefigura una convergenza ancora più inquietante verso un ormai probabile secondo governo Sánchez. A farne le spese non sarà soltanto l’unità nazionale del Paese, aggredita dalle concessioni di Sánchez ai secessionisti, ma anche il delicato assetto istituzionale del multilinguismo europeo”. È quanto dichiara in una nota il capodelegazione di Fratelli d’Italia – ECR al Parlamento europeo, Carlo Fidanza.
“A quanto pare, infatti, tra i punti dell’accordo tra Sanchez e il ricercato Puigdemont, c’è la richiesta del governo spagnolo al Consiglio europeo di riconoscere come ulteriori lingue ufficiali dell’Ue il catalano, il basco e il galiziano. L’Unione europea viene così ridotta a un banchetto su cui si consuma un accordo di potere scellerato” conclude Fidanza.
La Corte Suprema della Spagna aveva chiesto l’arresto di Puigdemont
Sanchez arriva a dare un riconoscimento politico a un leader, Puigdemont, per il quale poche settimane fa la Corte Suprema ha chiesto l’arresto.
Un vero e proprio secessionista che fu promotore del referendum per la separazione della catalogna dalla Spagna e che oggi viene omaggiato dai socialisti come soggetto politico.
“Franza o Spagna purchè se magna…”
Il detto attribuito a Guicciardini, e sinonimo di una leggerezza storica del nostro Paese rispetto ai suoi potenziali alleati o invasori, stavolta calza a pennello per Pedro Sanchez. Da acerrimo nemico di Puigdemont è diventato oggi suo complice politico. La richiesta formale inviata dal ministero degli interni a Bruxelles per il riconoscimento indipendentista non è solo una concessione ma una resa. Pur di mantenere il potere, e nonostante il partito popolare sia quello di maggioranza relativa, il leader socialista svende la sua anima ai catalani e apre un varco pericoloso, considerando le spinte autonomiste presenti nel reame( tra cui quella basca) che sono di matrice irredentista e che vorrebbero, nei fatti, la secessione. Se nascerà un governo a Madrid sarà condizionato da quei sette voti catalani. Pericolosamente.