Spagna, il problema Puigdemont: la Corte Suprema ne chiede l’arresto, Sanchez vuole farci il governo
La Spagna ha un problema che si chiama Puigdemont.
La Corte Suprema ne chiede l’arresto, lo ha richiesto ieri.
Il leader del Psoe, Sanchez, a corto di voti e di seggi, invece ha una maledetta necessità di utilizzare Puigdemont per sorreggere, con il suo partito politico, Junts per Catalunya, un suo eventuale governo.
Imbarazzo è forse la parola più adatta per spiegare la situazione al momento. Ieri Puigdemont ha ritwittato il titolo di El Mundo: “L’ufficio del procuratore chiede al giudice Llarena di emettere un ordine internazionale di perquisizione e cattura contro Puigdemont”. E lui, Puigdemont, ha poi scritto, ironizzando: “Un giorno sei decisivo per formare un governo spagnolo, il giorno dopo la Spagna ordina il tuo arresto”.
Sanchez punta ai sette seggi degli indipendentisti catalani. Che uniti ai fucsia di Sumar e ai baschi legati agli ex-terroristi dell’Eta potrebbero portare la coalizione del Psoe ai 176 seggi necessari per la maggioranza assoluta.
“Questo è il vero dialogo di Pedro Sanchez”, ha scritto, piccato, su Twitter, Aleix Sarri, braccio destro di Puigdemont dopo la richiesta di arresto della Corte Suprema.
La strada insomma è molto stretta, sostanzialmente impraticabile per Sanchez. Anche perché il partito di Puigdemont ha mandato un messaggio piuttosto esplicito al leader Psoe: “amnistia e autodeterminazione della Catalogna”.
Praticamente gli hanno offerto la corda con cui impiccarsi.