Eccezionale scoperta nel Canale di Sicilia: spuntano tre vulcani sommersi tra Mazara e Sciacca

8 Ago 2023 20:47 - di Redazione
vulcani Sicilia

Nel Canale di Sicilia un gruppo di ricercatori ha scoperto la presenza di tre grandi vulcani sottomarini. L’operazione è stata coordinata dall’Università di Malta e dall’Istituto nazionale di Ogs (Oceanografia e di Geofisica Sperimentale) di Trieste. I vulcani misurano almeno sei chilometri di larghezza e si elevano per oltre 150 metri sul fondo mare, nell’area tra Mazara del Vallo e Sciacca. Oltre alla scoperta dei crateri sommersi, sono stati chiariti anche alcuni fenomeni di idrotermalismo ed è stato individuato il relitto di una nave lunga 100 metri e larga 17 metri adagiata a 110 metri di profondità sul Banco Senza Nome, a metà strada tra l’isola vulcanica di Linosa e la Sicilia. Ovviamente la sua posizione è stata segnalata alle autorità marittime italiane.

Scoperti tre vulcani sommersi e un relitto nel Canale di Sicilia

La spedizione scientifica internazionale – informa l’Ansa- è stata condotta a bordo di una nave tedesca, la Meteor, dal 16 luglio al 5 agosto scorsi. I nuovi vulcani si aggiungono a una serie di altri coni vulcanici scoperti dallo stesso Istituto di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale nel 2019. I ricercatori hanno esplorato il fondale marino in vari settori del Canale di Sicilia, ancora in buona parte sconosciuti, per ricostruire la morfologia del fondale marino. Sono stati raccolti campioni di roccia (lave e depositi piroclastici) da vari vulcani sottomarini che saranno analizzati nei prossimi mesi e che forniranno indicazioni sull’età dei vulcani e le caratteristiche del magma.

Il Canale di Sicilia e la spedizione internazionale

Questi dati saranno fondamentali per ricostruire la storia geologica di una delle regioni più complesse del Mediterraneo centrale”, ha commentato Giulia Matilde Ferrante, ricercatrice della Sezione di Geofisica dell’Ogs. “Qui a partire da circa 4-5 milioni di anni fa, si è sviluppato un sistema di profonde fosse legate a processi tettonici di tipo estensionale, che tecnicamente chiamiamo rift, che non hanno portato però alla formazione di crosta oceanica”.

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