Dieci agosto, San Lorenzo e Giovanni Pascoli: la morte del padre e il capolavoro delle stelle

10 Ago 2023 17:08 - di Mario Campanella
San Lorenzo

San Lorenzo è il giorno delle stelle cadenti in cielo ma anche il titolo di una straordinaria ( e forse ancora sottovalutata) poesia di Giovanni Pascoli, scritta proprio perché in un 10 agosto( del 1867) il padre del poeta, Ruggero, fu ucciso. Il testo, breve e intenso, è la perifrasi del rapporto mancato con il padre, il grido struggente di un figlio che vede strappare a se una figura essenziale ma anche un raffronto metaforico attuale e inquietante, sigillato da un finale che assume una capacità lirica impressionante.

“San Lorenzo io lo so perché tanto..”

San Lorenzo, Io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla. L’incipit della poesia è un omaggio al cielo sfavillante e pieno di stelle e accompagna al crudo paragone tra la rondine e la morte paterna. “Ritornava una rondine al nido, l’uccisero cadde tra spini, ella aveva nel becco un insetto, la cena dei suoi rondinini” racconta l’uccisione di una rondine e la privazione successiva dei suoi rondinini, parafrasi necessaria per aprire il varco sul trauma paterno.”Anche un un uomo tornava al suo nido, l’uccisero, chiese perdono e restò negli aperti occhi un grido ,portava due bambole in dono”. Pascoli assimila la morte del padre a quello della rondine, con le bambole alle amate sorelle, che diventeranno controversa ragione di simbiosi. Il successivo passo è per “la casa romita dove lo aspettano invano”, suggestione di un dolore insanabile.

Il meraviglioso finale

San Lorenzo si chiude con un finale che rimane una pietra miliare della storia della poesia italiana” E tu, Cielo, dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!”. Qui il poeta si rivolge direttamente al cielo e alla sua maestosità, assegnandogli il pianto disperato di un figlio che racchiude il suo dolore in un atomo, la cui opacità è segmento del male come cattiveria e come mancanza di rassegnazione dinanzi a un’ingiustizia che egli avvertirà per tutta la vita.

La grandezza di Pascoli

Considerato insieme a Gabriele d’Annunzio il maggiore poeta del nostro decadentismo, Pascoli rimane impresso per la figura del fanciullino. E in questa dimensione cosmica, nella continua nemesi che lo attraverserà, San Lorenzo rimarrà il segno di una ferita mai rimarginata e divenuta, nel tempo, un commovente affresco della grandezza letteraria italiana.

 

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