“Cancel Culture” all’italiana. Susanna Tamaro: «I libri di Verga brutti e difficili. Eliminiamoli»
Ben vengano le provocazioni, soprattutto se si rivelano maieutiche nell’accezione etimologica del termine, se cioè stimolano l’affermarsi di un pensiero originale. Difficile stabilire se vi rientri anche quella lanciata dalla scrittrice Susanna Tamaro al Salone del Libro di Torino, nel momento in cui ha proposto di sostituire, nei programmi scolastici, le opere di Giovanni Verga con “Và dove ti porta il cuore“, il romanzo che l’ha consacrata come autrice di talento (e di successo). Che dire? Togliere i santi dagli altari non è mai un buon affare, vale anche per la letteratura. Non fosse altro che per evitare quell’effetto gruviera nei programmi scolastici che si risolve in un danno per chi deve – tra buchi storici e salti logici – studiare i fermenti culturali a base della nascita e del consolidamento delle varie tendenze letterarie.
La Tamaro: «Meglio il mio “Và dove ti porta il cuore“»
È l’effetto meno visibile, ma non per questo meno pernicioso, del cupio dissolvi sotteso all’ideologia della cancel culture. Ancora avanti di questo passo e arriveremo a considerare storia, filosofia e letteratura come lo scaffale di un discount: vi sistemeremo personaggi, epoche e libri che ci aggradano e vi toglieremo tutto quel che non ci piace. «Ci sono testi davvero difficili e anche brutti. Basta con Verga», ha intimato la Tamaro da Torino. Una vera stroncatura. Eppure parliamo dell’autore di opere immortali come I Malavoglia, Mastro don Gesualdo o Il Ciclo dei Vinti, tanto per ricordare le più note.
Il Verismo fu una delle correnti letterarie più vivaci
Ma soprattutto di uno dei maggiori esponenti del Verismo italiano, corrente letteraria tra le più vivaci, come dimostra la sua rapida espansione grazie a nomi del calibro di Matilde Serao, Grazia Deledda, Nicola Misasi, e Renato Fucini. C’è da chiedersi, a questo punto, se la Tamaro voglia esiliare solo Verga o l’intero Verismo. In questo caso, gli studenti faticherebbero a capire il successivo Decadentismo, che in Italia si identifica soprattutto con Pascoli, D’Annunzio e Fogazzaro e che in Francia annovera talenti come Baudelaire, Rimbaud, Verlaine, Mallarmé. Spazziamo via anche loro? Pensiamo che Susanna Tamaro sia la prima a non volerlo. Ci piace, invece, sperare che la sua sortita riesca ad avviare un proficuo confronto pubblico sui guasti che la cancel culture può causare alla crescita, individuale e collettiva, dei più giovani.