Clima, altro che “ecoansia”: gli italiani chiedono risposte razionali. Cosa dice il sondaggio
Non negano i cambiamenti climatici e anzi rilevano l’opportunità di politiche industriali ed economiche volte a frenarli, ma rifiutando allarmismi e autolesionismi. Termometro politico ha sondato l’opinione degli italiani sull’argomento, partendo dalle condizioni metereologiche estreme di questi giorni e ne è emerso che l’ecoansia, grande protagonista delle cronache politiche di questi giorni, non rientra tra i loro sentimenti, sebbene vi sia la consapevolezza dell’esistenza di un problema e il negazionismo sia un atteggiamento del tutto residuale.
Il sondaggio sul cambiamento climatico
Nello specifico gli italiani appaiono divisi pressoché a metà tra coloro che collegano i fenomeni metereologici come il caldo estremo e i nubifragi al cambiamento climatico e chi invece non vede un nesso diretto: si attestano rispettivamente al 50,3% e al 47,7%, mentre solo il 2% non esprime un parere. La percentuale più elevata, il 35,4%, però, ricorda che “i nubifragi ci sono sempre stati e gli incendi sono dolosi, non spontanei” e, pur riconoscendo che “c’è un cambiamento climatico”, ritiene che “non è la causa di questi fenomeni”. Non si discosta di molto la percentuale di quanti ritengono che vi sia una relazione e che servano provvedimenti per contenere le emissioni di Co2″. Si attesta al 35%, a fronte del quale però c’è anche un 15,3% che avverte che è vero che le emissioni hanno un ruolo, ma sottolinea che l’Europa sta già facendo la sua parte per limitarle. “Altri sacrifici – sottolinea questa parte di popolazione – sarebbero troppo costosi per noi. È in Asia che (le emissioni, ndr) stanno crescendo”.
Altro che ecoansia: gli italiani restano razionali
Solo il 12,3% parla di “montatura mediatica per creare allarme e spingere una agenda politica che impoverirà e limiterà la libertà della gente comune”. Insomma, dal sondaggio di Termometro politico emerge una consapevolezza diffusa tra gli italiani sulla necessità di affrontare seriamente il problema, ma senza cedere a isterie, allarmismi ed “ecoansia” che avrebbero l’effetto di ritorcersi come un boomerang sulla nostra economia e sul nostro tessuto sociale.