Violenza sulle donne, protesta contro le sentenze “sessiste”. In Lombardia case popolari alle vittime
Basta sentenze sessiste e patriarcali. Basta motivazioni nei tribunali che giustifichino qualsiasi gesto contro l’intimità sessuale bollandolo come una goliardia. È un messaggio chiaro quello lanciato dal flash mob promosso oggi in piazza Montecitorio dall’associazione Differenza Donna. Armate di cartelloni e megafoni, le attiviste hanno fatto sentire la propria voce contro la violenza scandendo slogan come “Lo stupro non è uno scherzo” e hanno esposto un grande orologio, contando ad alta voce i secondi da uno a dieci, quelli ritenuti troppo pochi dal tribunale di Roma per condannare il bidello dell’Istituto cine tv Roberto Rossellini che aveva palpeggiato una studentessa. Non abbastanza, secondo i giudici, per configurare una molestia. Per le attiviste, invece, non è certo una questione di tempi. “Ricorreremo alla Corte europea dei diritti umani contro questa sentenza, come abbiamo fatto contro altre – ha spiegato Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna, nelle sentenze italiane c’è troppo sessismo.
Da Fontana un aiuto concreto alle vittime di violenza
Case popolari alle donne vittime di violenza. Con una delibera approvata dalla giunta della Regione Lombardia parte il progetto di sperimentazione con l’obiettivo, spiega l’assessore alle Pari Opportunità Elena Lucchini, di “garantire un’adeguata autonomia abitativa alle donne vittime di violenza rispondendo a un’esigenza emersa dal costante confronto con le nostre Reti Antiviolenza e con il Tavolo permanete contro la violenza di genere”. Gli alloggi Ater potranno essere fruiti da donne vittime di violenza non necessariamente collocate in una casa rifugio ma anche a carico a un centro antiviolenza. Per la sperimentazione sono stati stanziati 1,5 milioni di euro e una quota di 100mila euro sarà destinata direttamente a soggetti gestori di centri antiviolenza o di case rifugio.