Giustizia, Tajani: «La separazione dei poteri è un principio liberale. Avanti con la riforma»

13 Lug 2023 12:56 - di Giacomo Fabi
Tajani

Dopo Giorgia Meloni è Antonio Tajani a chiarire che la riforma della giustizia in gestazione «non è contro i magistrati». Il ministro degli Esteri nonché leader in pectore di Forza Italia ne ha parlato a margine dell’assemblea di Confagricoltura in corso a Roma. I magistrati, ha sottolineato, «sono servitori dello Stato, nessuno vuole emarginarli o fare la riforma senza ascoltarli. Poi sarà il compito del legislatore ascoltare tutti e legiferare». Quindi ha aggiunto: «Una riforma del genere piace alla maggioranza dei magistrati, non c’è nessun intento punitivodiscriminatorio. Quando il ministro Nordio porterà le sue proposte in commissione e in Cdm ne parleremo».

Così Tajani a margine un convegno

Tajani ha rivendicato a Forza Italia la primogenitura politica rispetto all’obiettivo di dare agli italiana quella “giustizia giusta” che l’introduzione del nuovo Codice di procedura penale del 1989 sembra aver affogato in mille contraddizioni. A cominciare da quella che consente al gip, in teoria del tutto ignaro del fascicolo a carico della persona indagata, di disporne l’imputazione coatta nonostante la richiesta di archiviazione formulata dal pm, cioè dal magistrato che l’indagine l’ha condotta. Proprio quel che è capitato al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro.

«FI da sempre per la separazione delle carriere»

Ma torniamo a Tajani: «Noi – ha sottolineato conversando con i giornalisti – siamo coerenti da sempre sulla giustizia, quello che dicevamo nel ’94 lo diciamo nel 2023». Vi rientra anche il principio della separazione delle carriere. A giudizio del ministro, tale soluzione è l’unica che può garantire il cittadino circa l’esistenza di un «giudice terzo» rispetto alle parti. Oggi è così solo in teoria perché il sistema del porte girevoli tra accusa e ruolo giudicante crea una commistione che non offre alcuna garanzia di terzietà all’imputato. Tanto più che essendo unico il Csm ed essendo il numero dei pm molto più elevato di quello dei giudici, sono i primi a condizionare le carriere dei secondi. Giusta, perciò, la conclusione di Tajani: «Partiamo da una visione liberale della società, la ripartizione dei poteri viene da Montesquieu».

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