Cent’anni di Agnelli e Juventus: un secolo di vittorie tra cadute e resurrezioni

24 Lug 2023 14:33 - di Mario Campanella
Agnelli

Cent’anni fa Edoardo Agnelli diventava presidente della Juventus. E da 100 anni le due storie si intersecano. Non si sa se abbia fatto più bene l’allora Fiat e oggi Exor alla Juve o viceversa. 36 scudetti , più due tolti dalla giustizia sportiva, l’unica squadra italiana ad avere vinto tutto: due coppe dei campioni, due intercontinentali, Supercoppa europea e italiana, diverse coppe Italia, coppa delle coppe e coppa UEFA. Amata e odiata come ogni cosa divisiva, una sorta di Democrazia Cristiana del pallone,  la Juventus è legata a doppio filo alle vicende della famiglia Agnelli e soprattutto a una figura :” l’Avvocato” . Fu lui, Gianni Agnelli, a capire nel dopoguerra che il calcio sarebbe diventato uno straordinario volano di comunicazione, fidelizzazione e popolarità. Tutti gli operai che venivano dal Sud a Torino diventarono juventini. Non a caso, la Juventus è la prima squadra proprio da Roma in giù nel cuore dei tifosi.

Cent’anni con un protagonista: l'”Avvocato”

Il vero monarca della Repubblica, ossimoro cinquantennale, era soprattutto il padrone della Juventus. Colui che telefonava a Trapattoni alle sei del mattino, che esordiva ad agosto nella tradizionale amichevole di Villar Perosa, che diceva di avere preso Platini “ per un tozzo di pane “ e rimproverava Boniperti per essersi lasciato sfuggire Maradona. Un’icona di classe irripetibile, odiato da tutti gli avversari della Juventus che imputavano al suo potere e alla sua ricchezza “gli scudetti rubati, il gol di Turone” e ogni altra dietrologia possibile.  E poi le favole raccontate per strada sulle” macchine regalate agli arbitri” che un filo comune con la Dc lo avevano: Umberto, fratello minore di Gianni, fu senatore per una legislatura nella Balena Bianca e, per ringraziare dell’approvazione della legge sulla cassa integrazione, regalò una Ritmo ad ogni parlamentare scudocrociato.  Cent’anni dopo non ci sono più gli Agnelli ma gli Elkann, loro discendenti, stanchi di ricapitalizzare all’infinito e alle prese con l’ennesima ricostruzione dopo un altro problema di giustizia sportiva. Nessun altro club calcistico al mondo può vantare un rapporto del genere. Il calcio, però, oggi è cambiato profondamente. Dominano gli arabi, gli inglesi. I grandi campioni non vengono più da noi.  La Fiat si chiama Chrysler. L’avvocato è morto ma la Juventus vive e lotta insieme a noi. Amata d un tifoso su tre e odiata dagli altri due. Sopravvissuta in fondo a tutto, da calciopoli al doping fino alle plusvalenze. Prosit.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *