Alessia Pifferi, i medici del 118: “Ripeteva che era una buona madre, ma non era certo disperata…”
Alessia Pifferi ai medici del 118 arrivati in casa per soccorrere la piccola Diana, ormai morta, disse che lei era una brava madre. Si preoccupava insomma per la sua sorte, indifferente alla tragedia provocata. “Continuava a ripetere che era una buona madre, quando ha saputo che stava arrivando la polizia si è iniziata ad agitare, a dire che lei non aveva colpe”. Una dei soccorritori del 118 descrive così Alessia Pifferi la donna a processo, davanti ai giudici del tribunale di Milano, con l’accusa di omicidio aggravato per aver abbandonato da sola in casa la figlia Diana di soli 18 mesi.
La testimone, insieme a un collega, è stata la prima tra il personale medico a vedere la bimba senza vita nella culla. Le mani e i piedi registrano, inequivocabilmente, i segni della morte avvenuta da più giorni. La piccola non aveva il pannolino ed era stata pulita dalla madre, accanto alla bocca aveva come dei brandelli di un pannolino.
“Quando siamo arrivati la donna era tranquilla, diceva che non era una criminale, che era una brava mamma, poi ha iniziato a rendersi conto della situazione quando ha visto i poliziotti, era preoccupata per sé. Non gridava, pensava a se stessa, se fosse andata in carcere” aggiunge l’altro soccorritore sentito oggi in aula.
“Quando ho detto alla madre che la sua bambina era morta inizialmente ha pianto, non vorrei sbilanciarmi nel dire che era un pianto molto controllato, non come una madre straziata”. Ha riferito il medico, con 16 anni di esperienza alle spalle.
“Nei primi minuti poteva apparire anche credibile, ma pochi istanti dopo sono arrivate le forze dell’ordine e la storia di averla affidata a una babysitter” è crollata: “Ci sono state molte incertezze, ha detto di aver conosciuta la babysitter mesi prima in un parchetto, di non avere il numero di telefono” di tale Giovanna o Jasmine.
“Non avrei pensato a una storia di questo genere, ma i segni di una storia di abbandono li potevo vedere. Non c’erano segni di violenza, la bambina poteva pesare metà del suo peso per la disidratazione, faceva molto caldo, e aveva segni di necrosi”, conclude il medico di primo soccorso.
I sanitari sono giunti quella mattina nell’abitazione di Ponte Lambro dopo aver ricevuto alle 11.06 una segnalazione di codice rosso per un minore di due mesi di età e sono arrivati alle 11.15.