Addio al cantastorie meridionalista Otello Profazio: era conosciuto come l'”Omero” della Calabria
Addio ad Otello Profazio. A 88 anni muore l’Omero della Calabria, un cantastorie colto e raffinato, quasi un antropologo per la sua capacità di descrivere, con ironia e saggezza, i problemi della sua regione e di tutto il Sud. Un vero e proprio protagonista della questione meridionale, capace di vincere sette anni fa il premio “Tenco” alla carriera e autore di un brano famoso e quanto mai attuale “Qui si campa d’aria” che diventò il leit motiv dei suoi concerti e delle tante esibizioni televisive.
L’addio dopo una malattia e il milione di dischi venduti
Di origine reggina, Profazio aveva 88 anni ed era nato a Rende, in provincia di Cosenza ma viveva a “Pellaro”, frazione di Reggio Calabria. Soffriva da tempo di patologie cardiache e due giorni fa era stato ricoverato nel “Grande ospedale metropolitano”. Le sue condizioni, comunque, già dal momento del ricovero, erano apparse gravi. Molto conosciuto in Italia e all’estero, Profazio aveva pubblicato, complessivamente, 25 album, uno dei quali, “Qua si campa d’aria”, aveva ottenuto un notevole successo di vendite. Era riuscito a vendere oltre un milione di dischi in un mercato di nicchia non facile, conquistando l’accesso a trasmissioni popolari della Rai che, negli anni settanta, lo resero famoso in tutta Italia.
“Qui si campa d’aria” e l’amara verità
Pubblicato nel 1974 da una sigla indipendente, “Qui si campa d’aria” conteneva frasi amare e tragiche sulle condizioni della Calabria e del Meridione. “Il Sud è proprio vero ‘o paradiso ,Se vuoi morir devi morir ucciso, O genti, ve lo dico in fede mia, Qui non si sa cos’è la malattia”. La Calabria potente di Giacomo Mancini e Riccardo Misasi di quel periodo esprimeva la voglia di catarsi e di resurrezione da una quotidianità difficile. Il disco superò il milione di copie vincendo il disco d’oro. Negli anni del folk revival, il suo lavoro venne apprezzato e sostenuto dalle case discografiche che incidevano i suoi album mentre la Rai gli proponeva trasmissioni radio e televisive. Profazio parlò con coraggio di mafia e povertà, denunciando lo sfruttamento dei lavoratori e facendo un inno continuo alla bellezza. Diventò un meridionalista di fatto, anticipatore di una tematica sociale che sarà il sigillo di un’esistenza al servizio della sua terra.