Il governo parla del Sud solo ora, sotto l’ombrellone. Tanto per dire qualcosa

3 Ago 2015 13:18 - di Silvano Moffa

Il Mezzogiorno, come d’incanto, torna al centro del dibattito ferragostano. Dopo l’allarme lanciato dallo Svimez sullo stato comatoso in cui versa il nostro Sud e la sferzata lanciata da Roberto Saviano dalle pagine di Repubblica («Il Sud sta morendo, se ne vanno tutti, persino le Mafie»), ecco alzarsi il vociare confuso, ripetitivo, stucchevole, quel fitto miscuglio di buoni propositi e di azioni palingenetiche cui ci ha abituato una certa politica politicante. Trionfa la fiera dell’ovvio. Renzi, da Tokyo alza la voce: «Basta piangersi addosso. Certo è un grande problema il fatto che il Sud cresce meno del resto del Paese, sicuramente il governo deve fare di più, ma basta piagnistei». Bella scoperta! Quanto ai “piagnistei”, forse è il caso di smetterla, una volta per tutte, di far passare la gente del Sud come un’accolita di parassiti, nullafacenti, mangiapane a tradimento, gente dedita a sprecare risorse e a fottere il prossimo. Abbandonarsi ad una simile irritante descrizione di questo pezzo della italica comunità, come fosse un popolo di reietti, significa trattarla con spocchiosa superbia, mancarle di  rispetto, oltraggiare storie , identità, valori, cultura, arte, luoghi, bellezze. Significa, finanche, mistificarne la geniale creatività e approfittare di uno proverbiale spirito di sopportazione che nel Sud è molto diffuso.

Guidi, un Piano Marshall per il Mezzogiorno

Insomma, è l’approccio al Mezzogiorno che deve cambiare, prima di ogni altra cosa. In questo ha ragione l’ultimo arrivato al governo della Puglia, Michele Emiliano, a dire che i meridionali hanno avuto fin troppa pazienza, che finora il governo non ha fatto nulla, che le infrastrutture fanno pena, che a Matera, capitale della cultura, non c’è nemmeno la ferrovia,  che il Pd, il partito di cui lui stesso fa parte, del Sud si è dimenticato. Dimenticanza per dimenticanza, tra le abissali incongruenze degli ultimi tempi c’è anche l’aver cancellato il Mezzogiorno dalla Costituzione, come da tempo andiamo denunciando da queste colonne, l’averlo relegato nella generica categoria delle cosiddette “aree di crisi”, privandolo con ciò stesso dell’elemento che più lo avrebbe potuto gratificare e aiutare: l’essere il Mezzogiorno, con i suoi problemi e la sua atavica arretratezza, una “questione nazionale”. Ora, il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, rilancia l’idea di una sorta di Piano Marshall, un piano da almeno 70, 80 miliardi di euro per colmare il gap infrastrutturale. Se ne parlerà in autunno quando il governo convocherà gli Stati Generali dello Sviluppo Economico.Parole, parole, ancora parole. Intanto, nessuno, nel governo, che spieghi come superare i vincoli di Maastricht , come utilizzare al meglio le risorse provenienti dai Fondi strutturali, con quali partenariati e quali cofinanziamenti. Nè è chiaro come saranno riprogrammate le risorse da concordare con Bruxelles. Saperlo, sarebbe già tanto.

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