Voto e reddito, i dati lo confermano: Azione e Pd partiti della Ztl, FdI forza più interclassista

3 Giu 2023 10:55 - di Sveva Ferri
reddito

Il Pd si conferma il partito della Ztl, scalzato però nel suo storico primato da Azione-Italia Viva; il M5s il riferimento delle fasce più povere della popolazione; FdI la forza con un elettorato più interclassista. È il quadro che emerge da un’analisi svolta per Il Fatto Quotidiano da Franco Mostacci, “ricercatore senior in campo statistico-economico”, che ha incrociato reddito e voto alle ultime politiche per capire come si sono orientati gli elettori in base al censo. Benché ferma alle politiche e dunque non aggiornata con il voto delle ultime amministrative e l’impatto delle politiche del governo, ne emerge una fotografia che non sorprende, ma che comunque “offre interessanti spunti di riflessione”, come scrive lo stesso Mostacci, animatore tra l’altro di un blog che investiga statisticamente economia e politica.

Com’è andato il voto delle politiche nelle grandi città

Mostacci, nell’articolo “Il portafogli vota: ecco i dati delle politiche”, parte dai risultati elettorali complessivi del voto dello scorso autunno, riportando le percentuali nazionali di ciascun partito: 26% FdI; 19% Pd; 15% M5S; 8,8% Lega; 8,1% Forza Italia; 7,8% Azione-Iv; 3,6% Alleanza Verdi e sinistra; 2,8% +Europa; 8,4% altri. Numeri che cambiano, anche sensibilmente, se si considerano le grandi città, dove “vive il 13% di contribuenti ed elettori, ma si concentra un terzo del reddito complessivo degli italiani”. Qui, rileva il ricercatore, il voto si è distribuito in questo modo: il Pd ha preso il 23,6%, Fratelli d’Italia il 22,2%, il Movimento 5 Stelle il 16,8%, Azione-Italia Viva il 10,5%, Forza Italia il 5,3%, la Lega il 4,8%.

L’impatto del reddito sull’affluenza

L’analisi scorpora poi il voto nelle grandi città in base al reddito dei quartieri, vale a dire analizzando i risultati nelle zone complessivamente a maggiore e minore ricchezza, partendo dall’affluenza che risulta decisamente più alta nelle prime: “Il 10% del reddito complessivo è detenuto dal 4,4% di elettori delle zone a maggior pregio di Milano, Roma, Torino e Bologna e a votare è andato il 73,3%. Viceversa, per mettere insieme un 10% di reddito nei quartieri più poveri di Napoli, Palermo, Roma e Genova si deve conteggiare il 16% di elettori e solo la metà di essi è andato a votare”, scrive Mostacci.

Il consenso dei partiti nei 10 quartieri a maggiore e minore reddito

Nei 10 quartieri a maggior reddito distribuiti tra Milano (5 cap), Roma (3) e Torino (2) Azione-Italia Viva è il primo partito con una media del 26,9% dei voti; seguono il Pd con il 23,1%, Fratelli d’Italia con il 22,2%, Forza Italia al 6%, il Movimento 5 Stelle al 4% e la Lega al 3,5%. Di contro nei 10 quartieri in cui il reddito è più basso, concentrati tra Napoli (6 zone) e Palermo (4 zone), il primo partito è il M5s con addirittura il 55,4% dei consensi, seguito da FdI con il 10,6 e dal Pd con il 10%. Forza Italia è al 7,2%, Azione-Italia Viva al 3,2%, la Lega al 2,3%.

Partiti e Irpef: il centrodestra, trainato da FdI, si conferma forza più trasversale nella società italiana

Guardando poi i risultati delle zone prese in analisi dal punto di vista del reddito emerge che l’elettore medio di Azione-Italia Viva nelle grandi città si attesta su un reddito di 35.418 euro, quello di +Europa di 31.920, del Pd di 30.487 euro, di Avs di 30.282 euro. L’elettore di FdI nelle grandi città ha un reddito di 29.648 euro, quello di FI di 28.991, della Lega di 28.060 euro. Infine, l’elettorato M5S ha una dichiarazione dei redditi da 24.688 euro. Si tratta di un quadro che non sorprende e che conferma che il M5S alle ultime politiche si è giovato presumibilmente della campagna battente sul reddito di cittadinanza, che il centrosinistra nel suo complesso piace ai ceti più benestanti, mentre il centrodestra, trainato da FdI, si connota come coalizione che intercetta un voto trasversale dal punto di vista sociale ed economico.

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