Titan, si scatena l’odio dei social: “Erano ricchi…”. E c’è pure l’ipocrisia di Elly Schlein
Parliamoci chiaro lo ha detto anche Gesù. È più facile per un cammello etc etc. Che i ricchi siano antipatici e fastidiosi è cosa risaputa. Per una serie di ragioni infinite. Soprattutto perché sono una minoranza e perché dispongono di ciò che noi non abbiamo. Del resto, tra i grandi di ogni tempo sono i poveri o al massimo i mezzani dell’economia, e cioè i borghesi, a farla da padroni. Nietzsche non era ricco, Van Gogh vendeva i suoi quadri in cambio di una minestra, Marx e Freud non vivevano nell’agio. Eppure, nonostante questa copiosa epistemologia, diventa assai difficile capire la gioia con il quale i social hanno accolto la notizia della morte dei cinque del Titan.
Gli odiatori esultano sui social
Una marea di haters ha esultato alla notizia del decesso, con paragoni ai migranti spirati in Grecia. Certo, spendere 250 mila dollari per un’avventura rischiosa non è esattamente una congiura del destino e non suscita solidarietà diffusa ma quale sarebbe la giustificazione di tanto odio? Keynes ci insegnò la differenza tra una progressione reddituale, che può rendere felici, e l’indifferenza di chi passa da un miliardo all’altro. Essere ricchi è noioso ma non è motivo di colpa. Né occasione per riversare su cinque persone la rabbia della revanche, la più umana delle miserie secondo Céline. “Se la sono cercata”, “Nessun dolore “, “Sono contento “, alcuni dei tanti commenti apparsi in rete.
La segretaria Dem:” Hanno pagato moltissimo inspiegabile dispiegamento di mezzi “
Ma ci voleva una ricca autentica per essere credibile nell’odio contro i ricchi ed ecco spuntare Elly Schlein, famiglia italo svizzera e tanto denaro, a dire: “Mi fa impressione il dispiegamento di mezzi di ricerca per quattro persone che comunque hanno pagato moltissimo per fare questo, 250mila euro”. Chi più di un ricco può disprezzare la ricchezza si chiedeva il tanto celebrato Pascal?
Una cattiveria ingiustificata
Se il covid avrebbe dovuto renderci umani, la sua missione è miseramente fallita. Semmai, siamo scivolati nella dimensione dell’antisocialità di classe, legittimata da una perpetua ricerca di compensazione sociale. Eppure, il simbolo fallico della ricchezza che lo scandaloso Lacan aveva individuato negli anni Sessanta e l’altrettanto eretico Pasolini preconizzato come modus vivendi ancora oggi imperano. Sogniamo la ricchezza assoluta ma come novelli frati dolciniani uccideremmo per colpire quella altrui. Senza nemmeno più un briciolo di empatia e di rispetto. Nemmeno per quella morte, sorella francescana, divenuta quasi un gioco. Perverso e glaciale.