Prodi ha sconfitto Silvio due volte (1996 e 2006). Ma la sua non fu vera gloria
Insieme hanno rappresentato la variante politica della rivalità ciclistica tra Coppi e Bartali o di quella pallonara tra Rivera e Mazzola. Parliamo, ovviamente, degli eterni duellanti Silvio Berlusconi e Romano Prodi, costretti dall’implacabile “o di qua o di là” sotteso al nostro bipolarismo a scartare soluzioni come quelle che misero d’accordo (si fa per dire) De Mita e Craxi ai tempi del pentapartito. Nessuna staffetta, dunque, ma solo scontri sulla falsariga cartoon di Paperon de’ Paperoni (Berlusconi) e Rockerduck (Prodi). E tutti (1996 e 2006) sorprendentemente vinti dal secondo. Così, almeno, vuole la vulgata. E così raccontano i numeri. Ma ora che il bis-sconfitto se n’è andato, l’interrogativo s’avanza insidioso: fu vera gloria?
Prodi e Berlusconi testimonial del bipolarismo
Ai posteri, certo…Ma non si sbaglia dicendo che la vittoria, pur innegabile, fu più regalata che conseguita. E sì perché contro una sinistra che aveva assemblato tutto e il suo esatto contrario si schierava un centrodestra a pezzi. La Lega, tanto per cominciare, correva da sola tanto contro «Roma-Polo» quanto contro «Roma-Ulivo» mentre al centro s’era staccato il partito di Lamberto Dini, insignito della premiership dal ribaltone orchestrato da Bossi, Buttiglione e D’Alema dopo essere stato ministro del Tesoro del Berlusconi 1. In più, come se non bastasse, nel fianco destro della coalizione si era conficcata la spina di Pino Rauti, oggi demonizzato dalla sinistra ma all’epoca “santo subito” per essere riuscito in più di un collegio elettorale a rosicchiare quel tanto che bastò ai candidati prodiani per prevalere sugli avversari.
La remuntada interrotta del 2006
Eppure, nonostante l’evidente disparità di forze, l’Ulivo batté il Polo delle Libertà con meno di mezzo milione di voti di scarti. In termini percentuali (Camera), 43,39 contro il 42,07 per cento. Distacco addirittura impalpabile (appena 24mila voti) dieci anni dopo, nonostante la maggior parte dei sondaggisti non facesse mistero di considerare quelle elezioni una mera formalità, con Prodi vincitore annunciato. Le urne aperte riversarono invece una valanga di voti sul centrodestra che s’interruppe, chissà come e perché, nei seggi dei Comuni a cavallo tra le province di Napoli e Caserta. Nel frattempo, la remuntada aveva spaventato a morte i sinistri. Finì con Prodi issato quasi a forza su un palco in piena notte in una Roma semideserta, quasi assecondando una logica da fatto compiuto. No, davvero non fu vera gloria.