Le bordate di Zingaretti a Schlein: “Il Pd non ha un’agenda. La gente non chiede opinioni, ma un progetto”
Nicola Zingaretti lancia una bordata a Elly Schlein, seppur con modi paludati che non prendono mai di petto direttamente la segretaria. Lo fa con un’intervista al Corriere della Sera firmata da Maria Teresa Meli, che da cronista politica espertissima non manca però di centrare il punto. «Non c’è una proposta di governo. Serve un’agenda Pd che ci dia un’anima», è il titolo del colloquio. Insomma, a dispetto del fatto che il deputato ed ex segretario dem ci giri parecchio intorno, il tenore del ragionamento è ugualmente chiaro. Con un momento comico suscitato da una domanda di Meli, che – vai a capire se lo volesse o meno – ha messo in evidenza come anche i più esperti Pd non riescano a esimersi dalle supercazzole tanto care alla segretaria: “Scusi Zingaretti, concretamente cosa vuol dire?”, ha chiesto a un certo punto la cronista.
La supercazzola di Zingaretti per non parlare esplicitamente di correnti
Il punto di partenza dell’intervista è stata una domanda sul “tiro alla segretaria”: è ripartito? «No. Non credo sia questo il problema. Piuttosto paghiamo ancora la fragilità di una identità collettiva e abbiamo invece forti identità particolari che per loro natura sono alla continua ricerca di visibilità, magari con il comunicato stampa quotidiano. La ricchezza del pluralismo, che considero una forza, ha invece bisogno di un perimetro identitario forte e condiviso nel quale tutte e tutti si possano riconoscere. Questo chiedono le persone al Pd: un punto di vista sul domani e un progetto, non solo le opinioni, pur autorevoli di tante e tanti». Tradotto: il Pd è ancora percorso da correnti, correntine e personalismi, che Schlein non è riuscita ad arginare o, per lo meno, incanalare.
«Scusi Zingaretti, concretamente che vuol dire?»
«La vittoria di Schlein ha rimesso in gioco il Pd. La segretaria si è impegnata per una identità più chiara e forte e in primo luogo lei è cosciente che siamo solo all’inizio di un percorso. Ora l’obiettivo deve essere quello di costruire insieme, e in stretto rapporto con le persone nei quartieri, il mondo del lavoro e delle imprese, gli intellettuali, la nuova generazione, un’“agenda Pd”», ha proseguito Zingaretti, che sostanzialmente sta dicendo che il Pd naviga a vista, mentre serve «un progetto di sviluppo che crei speranza, unisca l’Italia e che dia al nostro riformismo un’anima: più giustizia per le persone e per il Pianeta. Ripartiamo dall’articolo 3 della Costituzione: rimuovere gli ostacoli che impediscono alla persona di realizzarsi». Ed è stato a questo punto che Meli ha avanzato quella domanda: «Scusi Zingaretti, concretamente cosa vuol dire?». «Mobilitare con l’iniziativa politica il Paese su proposte concrete per la crescita e la giustizia sociale e ambientale. Salario minimo, attuazione rigorosa e veloce del Pnrr per le imprese, le infrastrutture, l’università, la casa. Difesa e innovazione per la sanità e la scuola», ha risposto l’ex governatore del Lazio, aggiungendo che «dietro questi capitoli ci sono progetti concreti che il territorio aspetta».
L’accusa sull’«assenza di una proposta di governo alternativa alle destre»
Inevitabile a questo punto chiedere conto della sconfitta alle amministrative, sulle quali per Zingaretti ha pesato «come un macigno l’assenza di una proposta di governo alternativa alle destre». Insomma, il tema delle alleanze a sinistra, che però «non è certo colpa di questo gruppo dirigente, che anzi fa bene a tenere viva una tensione unitaria». Di più, Schlein «sta parlando con molte e molti fuori da noi. Questo credo sia un bene». Quanto all’accusa che la segretaria agisca da sola, «c’è un’ampia segreteria, la collegialità va garantita anche gli organismi dirigenti così come nei gruppi parlamentari, sono questioni che si possono affrontare con piena serenità», ha replicato Zingaretti, liquidando come una «montatura» il caso del nuovo vicecapogruppo alla Camera, Paolo Ciani, scelto da Schlein, che ha rivendicato di non essere iscritto al partito e di non avere alcuna intenzione di farlo.
Il tema delle alleanze e l’avvertimento: «Non ci è chiesto solo avere dei contenuti, ma anche un progetto politico per attuarli»
«Il tema, ripeto, credo che sia il rilancio di una iniziativa collettiva per un’altra Italia e contro le destre che unisca e dia identità al nostro popolo e unisca il Paese e le sue forze migliori», ha quindi ribadito il deputato, che sull’alleanza con il M5s e la costruzione del campo largo ha detto che «non si tratta di seguire formulette». «Il Pd quando è unitario cresce, quando è settario cala. E c’è un motivo: a noi non è chiesto solo avere dei contenuti ma anche un progetto politico per attuarli. Nella scorsa legislatura il Pd aveva il 16% dei parlamentari, i 5 Stelle il 33% e con loro abbiamo costruito l’unico progetto politico credibile per arginare le destre. Il passato non si può riproporre con le stesse formule ma il tema di un processo, un programma, per unire le opposizioni in stretto rapporto con il Paese, rimane intatto. Poi chiamatelo come volete». E il Terzo Polo? «Vedremo cosa sarà, cosa diventerà. Come abbiamo visto lì è tutto molto mutevole». Dunque, ricapitolando: il Pd di Schlein è preda di correntismi laceranti; non ha un progetto per l’Italia; non è arrivato a un punto sulle alleanze; promuove una classe dirigente che si fa vanto di non essere organica al partito. E, a quanto pare, ne conserva un’altra che prossima a una malcelata crisi di nervi.