Zelensky dal Papa il 13 maggio: dal segreto di Fatima all’attentato a Wojtyla una data legata alla Russia

13 Mag 2023 16:13 - di Penelope Corrado
13 maggio

La data del 13 maggio scelta dal presidente ucraino Zelensky per il suo incontro a Roma con il Papa non è passata inosservata tra i vaticanisti. Una data che le cronache associano preferibilmente all’attentato in piazza San Pietro a Giovanni Paolo II nel 1981, ma che i cattolici abbinano in modo indelebile alla Madonna di Fatima e al suo terzo segreto, reso pubblico solo nel 2000. 

Due riferimenti che, a loro modo, hanno un filo rosso in comune: la Russia. Quarantadue anni fa c’era lo zampino dei servizi segreti bulgari, legati a filo doppio con Mosca, dietro l’attentato al papa polacco. Oltre un secolo fa era evocata esplicitamente la Russia nel terzo segreto di Fatima, svelato solo in anni recenti dalla Chiesa.

Era il 13 maggio 1917 quando tre bambini portoghesi raccontarono di aver parlato con una “signora” che aveva prennunciato un castigo divino collegato in qualche modo alla Russia. Il riferimento, spiegano gli esegeti con una lettura successiva, era alla nascente Unione sovietica e alla seconda guerra mondiale.

Il terzo segreto di Fatima: “Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta…”

Tuttavia, anche all’occhio dell’ateo più disincantato, fa una certa impressione rileggere a distanza di 106 anni quelle rivelazioni, quando uno spettro di una catastrofe nucleare era inimmaginabile. Figurarsi poi se immaginata da tre pastori portoghesi. Ecco uno stralcio del terzo segreto di Fatima, così come pubblicato dal sito Vaticano.  

«Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa».

Non sfugge a nessuno che il 25 marzo 2022, a pochi giorni dall’invasione russa, Papa Francesco abbia consacrato con una cerimonia solenne Russia e Ucraina al cuore immacolato di Maria. I vaticanisti più acuti ricordano inoltre che Bergoglio, al suo primo Angelus, 2023, aveva dedicato il suo pontificato proprio alla Madonna di Fatima.

Torna alle mente in queste ore, quanto dichiarato da Benedetto XVI nel 2010, in occasione del suo pellegrinaggio a Fatima, quando afferma che quel messaggio della Madonna non andava archiviato a cuor leggero: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa». Impossibile non rileggere quelle frasi, ora, collegando gli eventi attuali con quelli passati.

Ecco perché, in questo 13 maggio 2023, dieci anni dopo, anche i non credenti fanno affidamento su Papa Francesco. L’unico in grado, oltre al presidente cinese Xi, di trovare una soluzione di pace alla guerra. Anche questo, a suo modo, sarebbe un miracolo.

 

 

 

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