Migranti, Bocchino smonta il trappolone di “Piazzapulita” sui Cpr. E Formigli va fuori di testa (video)
Solito copione a Piazzapulita, dove ieri il tentativo di criminalizzare il governo è passato in particolare attraverso dei video sulla situazione nei Cpr. In uno si vedeva la polizia trattare in maniera brutale uno dei migranti ospiti, che presentava sulla schiena i segni di violente manganellate. In un altro un giovane migrante piangeva dicendo di non poter vedere sua madre, in un altro ancora altri ospiti lamentavano la somministrazione di una “terapia” a base di tranquillanti. I filmati erano tremendi e la trasmissione era stata costruita in maniera tale da far passare non solo l’idea che i Cpr siano dei lager, ma anche che in Italia vi sia un governo compiacente e forse anche compiaciuto. Ma c’è un “ma”: come spesso accade, anche quelle immagini terribili avevano un contesto, un prima e un dopo dei quali non si sarebbe parlato se fra gli ospiti non ci fosse stato Italo Bocchino, al quale, dopo un primo efficacissimo intervento, di fatto è stato impedito di continuare.
Bocchino svela il “non detto” dei filmati sui Cpr
Innanzitutto, Bocchino ha ricordato che “i Cpr sono stati introdotti nella normativa italiana quando il ministro dell’Interno era Giorgio Napolitano”, per altro rispondendo a obblighi europei. Poi il direttore editoriale del Secolo d’Italia ha spiegato che il ragazzo manganellato “aveva appiccato un incendio nel Cpr, mettendo a rischio se stesso e gli altri ospiti” e che l’intervento della polizia, per quanto brutale, si era reso necessario a seguito di questo fatto. Successivamente Bocchino ha chiarito che “nei Cpr non si entra per caso, ma in presenza di uno di tre requisiti: una condanna per reati gravi, pericolosità sociale, oppure in vista di un rimpatrio in un Paese che ha accordi in questo senso”. “Lo decide un giudice se un migrante deve stare in Cpr, non la politica”, ha proseguito, spiegando anche che in molti casi, come presumibilmente quello del ragazzo che non poteva vedere la madre, alcune circostanze si verificano a causa dell’indisponibilità dei migranti a fornire le proprie generalità.
Scatta il solito schema: interruzioni, urla, altolà di Formigli. Tutti contro il direttore editoriale del Secolo
Insomma, ce n’era abbastanza per smontare tutta la narrazione di Piazzapulita e, infatti, è stato a questo punto che sono iniziate le interruzioni, le sovrapposizioni di voce, le obiezioni, alle quali Bocchino ha continuato a rispondere argomentando con puntualità. Almeno finché è stato possibile: poi il “plotone d’esecuzione” s’è schierato tutto e l’impresa s’è fatta più ardua. A quel punto c’ha pensato Formigli a intervenire a gamba tesa: “Bocchino, io non voglio cagnare sulle inchieste”. “Non ho capito, la cagnara la potete fare solo voi?”, ha replicato Bocchino a un Formigli che è apparso particolarmente in difficoltà sui temi.