L’ultima mascalzonata contro Trump: l’inizio del nuovo processo fissato durante le primarie repubblicane

24 Mag 2023 17:42 - di Paolo Lami

L’ultima mascalzonata dem contro l’ex-presidente Donald Trump è la fissazione dell’inizio di un altro processo newyorkese durante le primarie repubblicane per la fine del prossimo marzo 2024: è quello che vede accusato il tycoon, insieme alla Trump Organization, con l’accusa di aver falsificato i documenti della società.

La mossa scorretta porta la firma del giudice della Corte Suprema di New York, Juan Merchan, che ha annunciato la data durante l’udienza alla quale Trump ha partecipato da remoto, collegato in video con l’aula di Manhattan da Mar-a-Lago.

Il giudice ha chiesto a “tutte le parti coinvolte, compreso Mr. Trump, di non prendere nessun impegno personale o professionale” per il periodo del prossimo processo, che coinciderà con il culmine delle primarie repubblicane in cui Trump è candidato.
E, inoltre, ha ammonito l’ex-presidente esortandolo a non rendere pubblici i documenti relativi all’inchiesta minacciando misure punitive. Una mossa ad personam contro Trump accusato di fare uso eccessivo dei social media sui quali è seguitissimo dai suoi milioni di supporter.

Gli avvocati di Trump hanno espresso il timore che questo ordine possa limitare il diritto di libera espressione del loro cliente e candidato alla Casa Bianca. Ed ovviamente subito dopo l’udienza, Trump ha accusato su Truth Social il giudice Merchan di violare i diritti garantiti dal Primo Emendamento e di interferire nelle prossime elezioni fissando, appunto, l’inizio del processo durante le primarie repubblicane.

Ma i tentativi dei democratici di azzoppare Trump tentando una rivincita giudiziaria visto che i sondaggi sulla sinistra Usa sono impietosi e disastrosi, non si esauriscono qui.

“A differenza del presidente Biden, di suo figlio Hunter e della famiglia Biden, il presidente Trump è trattato ingiustamente“, protestano i legali di Donald Trump nella lettera con cui hanno chiesto un incontro al ministro della Giustizia, il democratico Merrick Garland, fedelissimo di Biden, additando le inchieste del procuratore speciale Jack Smith.

Nella lettera, che Trump ha pubblicato su Truth Social, gli avvocati sostengono che nessun altro presidente è stato “indagato senza fondamento in modo così oltraggioso e illegale“. Il riferimento è, appunto, a Biden, trovato più e più volte, con documenti segreti non restituiti allo Stato.

“Chiediamo un incontro per discutere l’ingiustizia che è perpetrata dal vostro procuratore speciale e dal suo staff”, conclude la lettera che viene diffusa dopo che i media americani hanno diffuso la notizia che Smith sta per concludere l’inchiesta sui documenti classificati impropriamente tenuti a Mar a Lago da Trump e che quindi potrebbe arrivare una nuova incriminazione.

Quella delle carte segrete non è l’unica inchiesta federale su Trump gestita da Smith. Che segue anche l’inchiesta sul ruolo avuto dall’allora presidente nei tentativi di impedire il trasferimento di poteri e rovesciare i risultati elettorali dopo la sua sconfitta nelle presidenziali del 2020.
Le inchieste federali si aggiungono alle diverse inchieste e processi di Trump a New York ed a quella in corso in Georgia sempre riguardo ai tentativi di rovesciare i risultati elettorali.

Ma Trump deve guardarsi anche dagli avversari interni al suo partito.
E, da questo punto di vista, non l’ha presa benissimo , né lui né il suo staff, la decisione del suo prossimo avversario nelle primarie repubblicane, il governatore della Florida, Ron DeSantis, di ufficializzare la sua candidatura su Twitter. Che è stato, per anni, il mezzo di comunicazione preferito dall’ex-presidente.

“Annunciare la campagna su Twitter è perfetto per Ron DeSantis, così non deve interagire con le persone e i media non possono fargli domande”, attacca Donald Trump, tramite la dichiarazione di un suo consigliere ai media americani,  il suo per aver scelto

Anche la portavoce di Maga Inc, un super Pac che raccoglie fondi per la campagna di Trump, ha duramente criticato la scelta del governatore della Florida che farà il suo annuncio questa sera. “Questa è uno dei lanci di campagna più lontano dalla gente della storia moderna: l’unica cosa peggiore di questo lancio di campagna di nicchia su Twitter, è l’after party di DeSantis con la super elite nel resort di Miami“, l’ha deriso Caroline Leavitt, riferendosi al fatto che da oggi si riuniscono in un albergo di lusso in Florida i super finanziatori di DeSantis.

DeSantis non bada a spese. E anche se è molto lontano da Trump nei sondaggi, ha già pianificato una campagna elettorale porta a porta da 200 milioni di dollari, con migliaia di volontari che andranno a bussare alle case degli elettori repubblicani degli Stati dove si svolgeranno le prime tornate delle primarie.

E’ questo il piano con cui Ron DeSantis spera di recuperare le decine di punti di svantaggio che ora lo distanziano da Donald Trump e, poi, battere l’ex-presidente nella corsa per la nomination repubblicana.

Secondo quanto scrive oggi il New York Times, il piano prevede che i volontari si rechino più di una volta, anche quattro o cinque, a bussare alle porte degli elettori in South Carolina, Nevada, New Hampshire e Iowa, lo Stato che con i i suoi caucus inaugurerà la stagione delle primarie. E nello stato del Midwest, la campagna del governatore della Florida ha installato un vero e proprio campo, alla periferia di Des Moines, per addestrare l’esercito di volontari.

Il tutto sarà coordinato – spiega ancora il Times – dal super Pac chiamato Never Back Down che si aspetta di arrivare ad un budget di almeno 200 milioni, 80 provenienti dalla precedente campagna del repubblicano. Il gruppo si è attivato molto prima dell’annuncio ufficiale della candidatura, con l’Organizzazione dei volontari in 18 stati, la realizzazione di spot.

Commenti

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  • Michele 25 Maggio 2023

    Sorprende vedere come il partito dell’asinello sia sia imbarbarito scendendo perfino
    a prostituire le istituzioni americane pur di colpire un avversario politico.
    L’uso politico della giustizia potrebbero averlo imparato dai mozzaorecchi nostrani.

  • Vittorio Martemucci 24 Maggio 2023

    riusciranno a fermare Trump ma non i CONSERVATORI USA .

  • Storm 24 Maggio 2023

    …e menomale che sono esportatori della democrazia.

  • Michele 24 Maggio 2023

    Che vi aspettavate? Sono sorpreso dalla degenerazione del partito democratico.