Lockdown, Silvestri: “Una truffa dire che lo impose la scienza. Lo vollero politici pavidi e esperti telegenici”

8 Mag 2023 15:29 - di Prisca Righetti
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Disastro lockdown: è il succo, molto ristretto, della disanima a ritroso proposta in queste ore dal virologo Guido Silvestri, che torna a guardare con toni duri e argomentazioni tranchant alla interminabile fase di lockdown imposta dai governi dell’era Covid – dai due mandati di Conte agli spiccioli ereditati da Draghi – che sradica fin dalle fondamenta la scelta della chiusura totale del Paese e dei Paesi colpiti dalla pandemia. Dalle scuole in collegamento da remoto, alle attività commerciali contingentate, tutto indistintamente all’origine della crisi e del panico scatenato dalla pandemia e dalle conseguenti scelte di premier e ministri atte a contenerne gli effetti.

Il virologo Silvestri disintegra i fautori di lockdown, dad e chiusure prolungate

«Dei lockdown (e delle altre restrizioni, a partire dalla chiusura prolungata delle scuole)» imposti in era Covid – sentenzia allora amaramente Silvestri, l’esperto della School of Medicine della Emory University di Atlanta. E professionista a capo del board internazionale dell’Istituto Spallanzani di Roma – «si deve discutere eccome. E si dovrebbe smetterla con la truffa intellettuale di dire che le restrizioni sono state fatte perché “questo diceva la scienza”. Una truffa – dichiara netto il virologo – in cui ipotesi generate da modelli matematici, spesso anche molto pasticciati, sono state spacciate per dati scientifici veri e propri. Perché un conto è raccomandare i lockdown come misura disperata per una situazione di emergenza in cui non ci sono armi contro il virus (come io stesso feci a marzo 2020). E un conto è definire certe misure come “imposte dalla scienza”».

In un post su Fb la disamina dello scienziato, irriducibile oppositore della strategia dei lockdown

Non solo. Irriducibile oppositore della strategia dei lockdown anti-contagio, Silvestri spiega con un post su Facebook «quando essere irriducibili è un dovere morale», e perché. Dunque, parte da un editoriale in cui Paolo Giordano sul Corriere della Sera scrive che «solo i “critici irriducibili” continuano a parlare dei lockdown – riassume l’esperto –. E poi, nella frase successiva, mette chi critica i lockdown sullo stesso piano dei no-vax. Con un trucchetto retorico che uno scrittore serio avrebbe fatto meglio a non usare. Ma ha ragione Giordano a notare – precisa lo scienziato italiano prorettore negli Usa – che solo gli “irriducibili” parlano di lockdown nel mondo “normalizzato” del 2023»…

Lockdown e chiusure prolungate: «I tanti dubbi sulla loro efficacia»

Così come, prosegue Silvestri, «solo gli “irriducibili” critici dell’invasione dell’Iraq continuano a parlare di Guantanamo. Abu Ghraib. E delle 300.000 vittime civili di quella guerra. E, altrettanto, come solo gli “irriducibili” critici della libera circolazione delle armi continuano a parlare di Columbine e Sandy Creek». Secondo Silvestri, invece, dei lockdown bisogna continuare a parlare, così come «dei tanti dubbi sulla loro efficacia. Dubbi che invece non ci sono sui vaccini, per cui non è onesto mettere le due cose sullo stesso piano (e si fa anche un favore ai no-vax). Perché se mai dovremo fare altri lockdown in futuro – ammonisce il virologo – bisognerà sapere esattamente dove. Come. E quando hanno funzionato davvero».

Riflettori puntati sugli effetti collaterali devastanti che hanno avuto

Ma non solo. «Si deve parlare – incalza Silvestri con convinzione e determinazione – degli effetti collaterali devastanti che hanno avuto i lockdown a carico dei poveri, sia locali che globali. E dei più deboli come disabili, prigionieri e malati psichiatrici». Oltre che, insiste l’esperto, «di quello che è stato fatto (e non fatto) per proteggere queste categorie, e con quali risultati… E si deve parlare delle devastanti conseguenze per la salute mentale dei nostri ragazzi, soprattutto quelli meno abbienti». Insomma: «Se ne deve parlare, dei lockdown – rincara la dose delle recriminazioni e del dissenso critico Silvestri – perché non bisognerà mai più ricadere nell’errore di ergere a “voce ufficiale della scienza” una interpretazione della salute pubblica difensiva e orientata a senso unico».

Il j’accuse del virologo contro la «triste alleanza tra politici pavidi (e molto furbi), media e esperti telegenici»

Una interpretazione, è il j’accuse del virologo, «dove ci si preoccupa del virus e di nient’altro. Sancita da una triste alleanza tra politici pavidi (e molto furbi) e media sensazionalisti, con la benedizione di esperti molto telegenici, ma sostanzialmente incapaci di guardare alla tragedia del Covid come problema non solo locale e sanitario, ma anche globale e socio-economico. E lo dico con tristezza – aggiunge in calce l’accademico – perché si tratta di colleghi e spesso anche di amici…». «D’altronde – prosegue – chiunque riesca a ragionare senza pregiudizi sa che le stesse dinamiche politico-mediatico-intellettuali si erano già dipanate, con somiglianze impressionanti, nella crisi del post-9/11»…

Il lockdown come l’effetto prevenzione attacchi terroristici scattato dopo l’11 settembre…

Quell’«11 settembre 2001 dell’attacco alle Torri Gemelli di New York, quando – è il parallelo proposto dall’esperto nella sua disamina  analitica e poliedrica – per anni prevalse nel panorama “culturale”, americano ma non solo, una visione della sicurezza a senso unico. Per cui l’unico valore morale che doveva guidare le nostre scelte era il bisogno di prevenire altri attacchi terroristici. E di fronte a questo imperativo categorico non puoi parlare delle vittime civili irachene o delle torture di Guantanamo, perché sennò “non ti sono bastate le bare del 9/11”. O sei un traditore anti-patriottico (e magari anche un po’ negazionista)»…

«Io continuerò a parlare di lockdown e di vaccini. Criticando i primi e promuovendo i secondi»

«Per questo, e con buona pace di chi magari auspica un’umanità che viva con la testa sotto la sabbia – conclude lo scienziato io continuerò a parlare di lockdown e di vaccini. Criticando i primi e promuovendo i secondi. E continuerò ad ascoltare altri “irriducibili” che parlano di Guantanamo. Di Sandy Creek. Del climate change. E del razzismo di sistema, dell’antisemitismo, delle diseguaglianze sociali, dello sfruttamento dei Paesi in via di sviluppo… E di tutti quegli altri problemi che la maggioranza delle persone forse preferirebbe tranquillamente ignorare»…

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