Giornalisti “don Abbondio”: ironie sul Dante di “destra”, applausi per il Manzoni di “sinistra”
Se al ministro Sangiuliano scappa di dire che «Dante è il fondatore del pensiero di destra», tutti giù per terra a scompisciarsi dalle risate. Tutti invece a battere le mani se il presidente Mattarella rivisita in chiave costituzionale il pensiero e l’opera di Alessandro Manzoni. Quanti don Abbondio – è il caso di dire – nella stampa italiana. A distinguersi nel trito gioco degli accaparramenti culturali è – ça và sans dire – Repubblica. A detta del quotidiano, infatti, sono ben quattro gli elementi estratti dall’opera del grande scrittore milanese e poi utilizzati dal Capo dello Stato come altrettanti “avvisi ai naviganti“: cultura popolare e non populismo, uomo e non etnia, unità nazionale e non autonomia rafforzata, cattolicesimo integrale e non integralismo religioso.
Manzoni strumentalizzato in chiave anti-governo
Vero o falso, importa poco. Di certo c’è solo che schierando politicamente Mattarella in modo così netto e plateale Repubblica non ha reso un buon servigio all’istituzione Quirinale. Ma lasciamo stare. Quel che colpisce è che da quando governa la destra, la politica italiana sembra piegata da un inguaribile torcicollo. Siamo come immersi in un ostinato rifiuto del presente in nome del primato del passato. E del calendario. Non c’è ricorrenza politicamente contundente che non venga annunciata, preparata e poi scagliata in faccia all’avversario di turno. Abbiamo cominciato con il 28 ottobre (Marcia su Roma), quindi il 25 aprile, poi il 1° maggio, cui a breve seguirà il 2 giugno mentre è già in atto il pressing mediatico in vista del centenario, nel 2024, del rapimento e dell’uccisione di Giacomo Matteotti. Indietro tutta.
Gli attacchi a Sangiuliano per la sua frase sul Sommo Poeta
In questo clima, non stupisce affatto che persino il 150° anniversario della morte di Manzoni sia apparsa ai soliti addetti ai livori come un’occasione da non sciupare. E ancora meno stupisce che Repubblica abbia voluto impupazzare l’autore dei Promessi sposi, presentandolo come un partigiano precoce, un antifascista settimino, una sorta di tessera n°1 dei catto-dem e perciò stesso antenato politico di Rosy Bindi. Va tutto bene, ci mancherebbe. A patto, però, che valga per tutti. Anche per il ministro Sangiuliano. Già, perché se il futuro è di chi se lo conquista, il passato (Dante e Manzoni compresi) – che piaccia o no – lo ereditiamo tutti.