Feltri: “Ricordo gli applausi ai terroristi delle Br quando rapirono Moro. Io anticomunista da qui all’eternità”
“Me li ricordo quegli applausi…”. Nella giornata di celebrazione delle vittime del terrorismo appena conclusasi squarcia il velo dell’ipocrisia della sinistra Vittorio Feltri. L’editoriale del direttore di Libero si inserisce in un largo spazio che il quotidiano diretto da Sallusti dedica a quei 55 giorni terribili: che vanno dalla mattina del 16 marzo 1978 alla mattina del 9 maggio dello stesso anno: ossia dal momento del rapimento di Aldo Moro e dell’uccisione della sua scorta, fino al ritrovamento del suo cadavere nel bagagliaio di una Renault rossa. C’è una paginata con la pubblicazione dell’introduzione di Giampiero Mughini su “Gli intellettuali e il caso Moro”; libro dello stesso scrittore, ora di nuovo tornato in libreria per le Edizioni Pendragon. E c’è, appunto, l’editoriale di Feltri, che rievoca un inquetante episodio vissuto in prima persona proprio il giorno del rapimento dello statista Dc.
Feltri: “Quegli applausi quando fu dato l’annuncio del rapimento Moro”
“Il suo corpo senza vita venne trovato su un’automobile a Roma. Ad ammazzarlo furono i comunisti armati appartenenti alle Brigate Rosse, all’epoca molto attivi con le armi. Basti pensare che freddarono un centinaio di persone considerate a torto nemiche del popolo. In quel periodo quasi ogni giorno un giudice o un giornalista o comunque una personalità finiva di vivere sotto i colpi delle P.38, la pistola preferita dai compagni. Pareva che i massacri non terminassero mai, poi invece lo Stato riuscì a porre fine alla strage”. Non è un mistero per nessuno che durante il sequestro molti “pensatori” si rifiutarono di prendere le parti dello Stato. Pure di fronte alla tragedia, a prevalere furono le ragioni della lotta di classe contro i “borghesi”.
Moro, Feltri: “Quell’applauso mi fece venire i brividi”
Fu un vero e proprio eccidio quello di Moro, scrive Feltri. “A quel tempo il clima di terrore nel nostro Paese era diffuso. Molta gente era tifosa dei terroristi rossi. La mattina in cui l’illustre personaggio venne sequestrato io mi trovavo in un teatro di Bergamo- racconta- dove si svolgeva un convegno sindacale. Il mio compito era di descrivere l’evento”. Durante l’evento si precipitò sul palco “un signore assai eccitato che diede alla platea il drammatico annuncio: è stato rapito Aldo Moro dalle Brigate Rosse”. La reazione della platea fu terribile: “Mi aspettavo che la sala piombasse in silenzio, sbigottita causa la notizia. Invece la sala scoppiò in un applauso che mi fece venire i brividi. Ciò mi dimostrò che i delitti dei terroristi godevano della approvazione di una larga fetta dell’opinione pubblica”. Un ricordo personale ma significativo di un clima avvelenato.
Moro ucciso dalle Br: “Vicenda che invita ad essere anticomunisti da qui all’eternità”
“Da quel terribile evento è trascorso quasi mezzo secolo– commenta Feltri – tuttavia ancora oggi si parla di antifascismo e si trascurano le prodezze dei marxisti. È una vergogna. Moro fu tenuto prigioniero dai banditi per circa un mese durante il quale essi tentarono di trattare con i vertici della politica il prezzo della liberazione del capo democristiano. Ma tranne pochi parlamentari, tra cui Craxi, nessuno volle negoziare. Cosicché la vittima in questione venne condannata a morte. Una vicenda tragica e indimenticabile che invita le persone perbene ad essere anticomunisti da qui all’eternità“.