Cannes s’inchina a un commosso Harrison Ford e ai suoi eroi da cineteca, da Indy a Ian Solo
A Cannes è il giorno di Harrison Ford, falegname autodidatta di talento, diventato intramontabile divo hollywoodiano. E non per caso. Una maschera, la sua, che anche sulla croisette che ieri gli ha tributato la Palma d’Oro onoraria del Festival, si confonde con il volto dell’anti-divo. Della stella della settima arte che, oggi più che mai, è difficile scindere dall’archeologo Indy a cui ha impresso negli anni – e in diverse stagioni della saga – connotazioni che mescolano realtà e finzione. Archeologia e virtuosismi tecnologici. Passato e intrattenimento spettacolare di sempre.
L’omaggio di Cannes a Harrison Ford
Del resto, lo stesso attore dalla passerella francese ha riconosciuto che, con Indiana Jones e il quadrante del destino – titolo a dir poco emblematico che sarà in sala dal 28 giugno – «il franchise ha rappresentato una gran parte della sua vita»… Schivo, indecifrabile, maestoso per stazza e caratura istrionica, Harrison Ford dunque, porta con sé a Cannes un velo di malinconia che spunta dal bagaglio personale e artistico. Un bagaglio importante, il cui peso la star americana mistifica con un sorriso abbozzato al suo arrivo sulla Crosiette, dove ha trovato numerosissimi fans ad accoglierlo.
L’attore si commuove fino alle lacrime per la Palma d’onore
Un’ovazione che, ha commentato Ford, lo ha «profondamente commosso e lusingato». E ancora. «Dicono che quando stai per morire vedi tutta la tua vita passarti davanti agli occhi – ha detto a caldo Ford in lacrime, dopo che è stato mostrato al pubblico un reel della sua carriera prima dell’inizio del film –. E io ho appena visto la mia vita passarmi davanti agli occhi»… Una vita in cui, se come lui stesso ha sostenuto, l’archeologo interpretato per la prima volta nell’81 nel film I predatori dell’arca perduta, non ha esaurito tutti gli spazi, certo ha rappresentato «gran parte» delle esperienze maturate.
«La mia vita mi è passata davanti agli occhi»…
E allora, 80 anni compiuti e splendidamente portati, Harrison Ford chiuso il siparietto commovente che lo ha visto al centro della scena, ha passato la parola al film. Al suo alter ego sul grande schermo. Alle emozioni filtrate dal ruolo. «Sono profondamente commosso e lusingato – ha concluso coi lucciconi agli occhi lasciando spazio alla proiezione –. Ma c’è un film che dovete vedere. Quindi lasciate che mi tolga dai piedi». Così si siede e si mimetizza in sala: ma la sua immagine troneggia sullo schermo negli abiti dell’archeologo avventuriero Indiana Jones, protagonista del quinto e ultimo capitolo di una delle saghe più popolari del cinema.
Nei suoi occhi, lo sguardo dei suoi personaggi più amati e famosi
Dai suoi occhi, allora, traspare lo sguardo enigmatico del poliziotto di Blade Runner. Quello disorientato e vendicativo dell’agente di Witness- Il testimone. Come quello dello scaltro contrabbandiere spaziale Ian Solo di Guerre stellari. O dell’impavido analista della Cia in Giochi di potere e Sotto il segno del pericolo. Tutti volti di un’unica maschera: quella di Harrison Ford, un nome leggendario nell’immaginario collettivo.
Harrison Ford, Indiana Jones e tutti i suoi eroi da cineteca
Il biglietto di presentazione di un attore e di un uomo che, come ha detto lo stesso Ford ieri a Cannes, ai suoi eroi di celluloide – sprezzanti, decisi, ma anche sempre lievemente autoironici –. E grazie a una collaborazione artistica coi registi più importanti che ne hanno accompagnato ed esaltato il cammino istrionico – da Ridley Scott a Peter Weir. Passando per Steven Spielberg, George Lucas e Philip Noyce – ha impresso un timbro personale. Per «provare a fare qualcosa che potessi sentire anche mio». E, a giudicare anche solo dall’ultimo riconoscimento di ieri, è facile dire che c’è abbondantemente riuscito…