Orsina: “Dalle élite progressiste miopia imbarazzante: la destra pensa a governare il cambiamento”

7 Apr 2023 10:58 - di Eleonora Guerra
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In un articolo a propria firma su La Stampa il politologo Giovanni Orsina demolisce le “élite progressiste”, colpendole laddove si sentono più solide: nella loro auto-accreditata superiorità morale e intellettuale. La riflessione ruota intorno alle sfide poste dalla modernità sul terreno della “innovazione sociale, culturale e tecnologica”, dalla maternità surrogata all’uso delle parole straniere, dai flussi migratori alla carne sintetica. Pur sostenendo che, a suo avviso, dal centrodestra “sono arrivati vari segnali di scarsa simpatia” per questo processo, Orsina avverte le élite progressiste, e quindi principalmente la sinistra, che governo e maggioranza dimostrano comunque e decisamente maggiore comprensione di una questione che loro, invece, ignorano del tutto.

Orsina demolisce le élite progressiste: “Imbarazzante miopia intellettuale e morale”

Per questo, sottolinea il professore, nel “sarcasmo” e nella “sufficienza” delle reazioni in stile “Poveri illusi – questa più o meno la loro tesi – state cercando di fermare un treno in corsa con le mani. Il cambiamento non solo è positivo, ma è inarrestabile”, si ravvisa “l’ennesima riprova dell’imbarazzante miopia intellettuale e morale di certa intellighenzia progressista, della sua strutturale, irrimediabile incapacità di entrare in comunicazione col diverso, di osservare il mondo dal punto di vista di chi la pensa altrimenti. Della sua intolleranza costitutiva, insomma”.

Una “intolleranza costitutiva” aggravata dalle “smentite della storia”

“Miopia, incapacità e intolleranza tanto più gravi perché è da anni ormai che i limiti di questo progressismo sono apparsi in piena luce ed è esplosa una ribellione globale contro di esso, e da una cultura ch’è largamente maggioritaria fra gli intellettuali sarebbe lecito aspettarsi per lo meno una maggiore velocità di reazione di fronte alle smentite della storia”, prosegue Orsina, spiegando di fare riferimento a “una cultura progressista egemonica e trasversale, anche se, certo, caratterizzata da una matrice radicalmente anti-conservatrice che la sbilancia a sinistra ben più che a destra”.

La sordità al “grido di dolore contro gli effetti negativi del mutamento”

Orsina, che personalmente chiarisce di concordare sul fatto che “frenare il treno della trasformazione culturale, tecnologica e sociale è, in effetti, difficilissimo”, avverte però che esiste “un grido di dolore contro gli effetti negativi, patiti o temuti, del mutamento sociale, culturale e tecnologico”. Questo allarme ha trovato ascolto e risposta nella crescita di ciò che “nell’ultimo decennio abbiamo molto genericamente chiamato populismo”, e che il professore spiega come “il segno che la fiducia nella capacità del progresso di correggere se stesso era venuta meno in ampie fasce della popolazione, le quali chiedevano a gran voce che la politica riprendesse infine il controllo consapevole dei processi storici e per lo meno ne rallentasse il passo”.

La destra risponde alla richiesta di “governo del cambiamento”

“È anche da questa richiesta di governo del cambiamento che sono scaturite le nuove destre che nell’ultimo decennio si sono andate affermando nelle democrazie avanzate. Fra cui quelle italiane: la Lega e Fratelli d’Italia”, aggiunge il professore, il quale, pur manifestando dubbi sull’efficacia dell’approccio, ammette chiaramente che “questa maggioranza riconosce un bisogno sociale reale: prende sul serio la richiesta di governo dei processi di cambiamento che sale da un’ampia parte dell’opinione pubblica, e in particolare dal suo elettorato, e, vietando di qua e di là, tenta almeno, seppur malamente e a tentoni, di darle una risposta”.

Orsina demolisce lo sciocco sarcasmo di chi “quella richiesta nemmeno  la vede”

“Quanti reagiscono con sufficienza o sarcasmo a questi tentativi, invece, quella richiesta nemmeno la vedono, non saprebbero risponderle, e pretendono di esorcizzarla officiando il rito stracco di una fede progressista che non scalda più da un pezzo i cuori delle folle”. Dunque, “chi s’illude di più?”, è la domanda che Orsina pone a queste “elite”.

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