Non solo orsi: a Capri è allarme “capre vaganti”. Non mordono ma disturbano: verranno trasferite

18 Apr 2023 13:23 - di Leo Malaspina

A Capri, anzi, ad Anacapri, comune a sé dell’Isola azzurra, le capre sono diventate un problema e verranno trasferite. Giochi di parole a parte, una notizia che sta facendo il giro del mondo nei giorni in cui si parla di “deportare”, e forse di abbattere, gli orsi che minacciano gli umani in Trentino. Il sindaco di Anacapri, Alessandro Scoppa, ha firmato nei giorni scorsi un’ordinanza sindacale con la quale stabilisce il divieto di pascolo vagante dei caprini su tutto il territorio comunale disponendo, contestualmente, che tutti i caprini senza identificativo, “rinvenuti a vagare liberi e senza custodia in località Cetrella e Monte Solaro nonchè su tutto il territorio comunale, saranno sottoposti a sequestro sanitario dando mandato al servizio veterinario dell’Asl Napoli 1 Centro – UOD Sanità Animale e Presidio Veterinario di effettuare in loco i controlli sanitari previsti dalla normativa vigente”.

A Capri è allarme capre: ecco perché

A quanto pare la decisione nasce dalle proteste dei residenti e di associazioni locali, secondo cui le capre di Anacapri avrebbero prodotto pericolo per la sicurezza pubblica e di desertificazione dei sentieri, con cittadini che lamentano la presenza di tali animali vaganti nei fondi agricoli e in prossimità di strade e di private abitazioni. Attraverso questa iniziativa del Comune di Anacapri si punta ad arginare il fenomeno delle caprette vaganti, mediante la cattura e il trasporto a terraferma in un ricovero individuato.

“La bellissima isola di Capri, meta privilegiata di turisti provenienti dalle parti più disparate del mondo, gode di un nome antichissimo, risalente all’epoca romana, se non addirittura greca, che si riferisce ai primi animali selvatici che la abitavano”, spiega il portale dell’Isola. 

Secondo gli agronomi, la presenza delle capre sta mettendo a rischio la flora autoctona del territorio. Le oltre 900 specie floreali ospitate sul monte più alto dell’isola, infatti, diventano troppo spesso cibo per le capre, con danni per la biodiversità.

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