Amorese: “Sinistra coi paraocchi: le consorterie opprimono la cultura, noi vogliamo liberarla”

8 Apr 2023 11:48 - di Natalia Delfino
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La «battaglia» non è poi contro la cosiddetta egemonia della sinistra nel mondo della cultura, ma contro il suo frutto avvelenato: «Il conformismo globale, la cancel culture e i suoi apostoli neomarxisti…». Il che vuole dire che è una battaglia “per”: «Per l’Italia», perché le sue energie – in tutti i mondi che compongono questo universo articolato – possano ritrovare slancio e spazi. All’indomani del convegno “Pensare l’immaginario italiano. Stati generali della cultura nazionale” è il deputato e capogruppo di FdI in Commissione Cultura alla Camera, Alessandro Amorese, organizzatore dell’evento insieme a Francesco Giubilei ed Emanuele Merlino, a fare sintesi di un successo la cui portata si misura anche nell’orticaria suscitata in certe «consorterie».

Amorese: «Una battaglia contro il conformismo. Un peccato i paraocchi della sinistra»

Dunque, come più volte ribadito nel corso dell’incontro, non si tratta di sostituire, ma di liberare. E per Amorese è «un peccato» il fatto che «da sinistra, a parte qualche timido riscontro interessante, si rivedono i soliti paraocchi e poca voglia di approfondimento». «Un grande passo indietro rispetto agli anni ’90 quando il dibattito era meno viziato da schemi riduttivi e pigri», ha sottolineato il deputato di FdI ed editore in un’intervista a Libero. «Noi – ha spiegato ancora – non crediamo nello schema degli intellettuali organici. Crediamo negli organici… all’Italia. Lo dimostrano i numi tutelari riecheggiati in più di dieci ore di dibattito: da Prezzolini a Mazzini, da Beppe Niccolai (quello de “L’Italia come comunità delle identità minacciate”) a Marzio Tremaglia, da Marinetti a Dante. Senza dimenticare ovviamente Manzoni».

L’egemonia gramsciana? Ormai c’è solo «ossessivo conformismo»

Amorese, quindi, ha chiarito che «tra i dati interessanti emersi dal convegno c’è una considerazione, che a destra trova tutti d’accordo: non siamo più davanti ad una egemonia della sinistra in senso “gramsciano”. La cultura italiana è oppressa oggi da un pericolo ulteriore: dall’ossessivo conformismo di potere che si alimenta in ogni segmento, dall’arte al teatro, dal cinema al giornalismo». «I risultati di questa che è quasi una cupola, gestita comunque da consorterie che portano politicamente acqua sempre a sinistra, sono sotto gli occhi di tutti: bassa qualità, livellamento culturale, massificazione. Se a questo aggiungiamo scuole e atenei, il quadro che ne esce è drammatico».

Per la destra la libertà delle idee è «valore nazionale»

«L’idea degli Stati generali emerge da anime con sfumature diverse, perché la destra in Italia ha, per fortuna, caratteristiche di pluralità più che radicate nella sua storia». «Ecco perché – ha aggiunto – per noi credere nella libertà delle e nelle idee e nelle differenze come “valore nazionale” è un fatto naturale». Questa impostazione si traduce in una politica culturale che ha «l’ambizione della rottura dei meccanismi dello schema conformista» e che trova nel ministro Sangiuliano, elogiato anche da Vittorio Feltri in un editoriale dal titolo «finalmente abbiamo un ministro che tutela la cultura italiana», «l’uomo in più, il ministro-intellettuale». «Ha raccontato con grande stile sia il percorso e la direzione dell’immaginario italiano che le azioni concrete dei suoi sei primi mesi. Nei quali – ha ricordato il deputato – ha già fatto una piccola rivoluzione culturale».

Amorese: «Tutti devono avere accesso alla produzione della cultura»

L’obiettivo cui si mira, ha spiegato ancora Amorese, è che «tutti abbiano accesso alla produzione della cultura a 360°, compresi i luoghi come la scuola e l’università». Spazi dove, ha ricordato Antonio Rapisarda che firma l’intervista, il “sindacalismo culturale” di sinistra oppone maggiore resistenza. «La mente – ha commentato – va alla ricostruzione della storia e alle tante omissioni che hanno contraddistinto in negativo la cosiddetta cultura ufficiale».

Qualità vs appiattimento: così rinasce la cultura italiana

Poi «c’è il fenomeno preoccupante della “cancel culture”: anche se fortunatamente l’Italia dimostra di avere gli anticorpi e una larga predisposizione per arginare questa deriva. Non vogliamo però limitarci a questo: per noi è “conseguente” la rinascita della cultura italiana, fondamentale anche per la cultura europea, ma anche come richiamo per le comunità degli italiani all’estero. Un altro legame “culturale” da riprendere e valorizzare. Ecco – ha rivendicato Amorese – nostro scopo è espandere una cultura di qualità contro l’appiattimento. La risposta migliore che possiamo dare alla “cattiva lezione” che giunge da certi campus americani…».

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