Rimborsi per i morti e soldi presi dalla cassa: così un cassiere dell’Agenzia delle Entrate ha rubato 230.000€
Dopo un meticoloso lavoro d’indagine – con tanto di Internal Audit, video e perquisizione finale – la Guardia di Finanza ha stanato un dipendente dell’Agenzia delle Entrate che, approfittando della sua posizione di cassiere, rubava i rimborsi dei contribuenti. Un bottino succulento, quello che si era messo da parte l’impiegato, per il quale i finanzieri hanno eseguito una ordinanza di custodia ai domiciliari. L’accusa è di peculato, accesso abusivo al sistema informatico, falsità ideologica e materiale.
Cassiere dell’Agenzia delle Entrate arrestato: è accusato di aver rubato 230.000 €
La vicenda arriva da Genova. E a rilanciarla è il sito di Today.it che, nella disanima degli avvenimenti e dei sospetti che nel corso delle indagini si sono trasformati in accuse, menziona anche gli esiti di una perquisizione in casa dell’uomo. Un passaggio investigativo durante il quale gli agenti delle Fiamme Gialle hanno trovato – scrive il sito citato – «decine di migliaia di euro in banconote. Oltre a monete preziose».
Il modus operandi ricostruito: tra i raggiri, operazioni di rimborso per i morti
Di più. Per l’esattezza, in base a quanto mette nero su bianco nell’ordinanza il giudice delle indagini preliminari Marina Orsini – che ha disposto gli arresti domiciliari per il cassiere – il dipendente dell’Agenzia delle Entrate è accusato di aver intascato circa 230.000 euro. Un modus operandi, il suo, messo in atto attraverso operazioni di rimborso effettuate – scrive il gip – «anche in capo a contribuenti deceduti. Cessati. Falliti. O trasferiti all’estero anteriormente alla data del rimborso o compensazione».
Dalle indagini risultano 13 operazioni prive di documentazione
Pertanto, si legge nell’ordinanza citata da Today, «dalla verifica della documentazione l’ufficio Internal Audit – annota il gip – ha infatti rilevato che 13 operazioni che risultano prive di documentazione. E due operazioni risultano ad alto rischio di frode, poiché eseguite in data successiva alla morte dei contribuenti». Non solo. Gli investigatori della Guardia di Finanza al lavoro sul caso hanno anche ripreso sequenze in cui il cassiere dell’Agenzia delle Entrate «prendeva i soldi e se li infilava nelle tasche»…
Procura e Gdf rilevano «la professionalità e scaltrezza delle condotte del cassiere»
La Procura, che ha delegato ulteriori attività investigative alla Finanza – tra cui anche intercettazioni audio e video – ritiene che «la peculiare professionalità e scaltrezza delle condotte poste in essere dal dipendente infedele. Così come sono emerse dalle indagini svolte. Connotano necessariamente la valutazione in merito alla sua pericolosità». Una valutazione che – si legge negli atti e riferisce sempre Today.it – «deve necessariamente tener conto dell’ambiente lavorativo in cui si trova ad essere inserito. E della permanente diretta disponibilità del denaro pubblico che costituisce l’oggetto delle azioni illecite compiute».
Capacità manipolatorie e competenza nella gestione dei sistemi informatici
Un giudizio condiviso dal Gip, secondo cui «l’indagato si è rivelato persona in grado di manipolare con particolare efficacia e scaltrezza gli strumenti e le competenze di gestione dei sistemi informatici che costituiscono il proprio bagaglio professionale. Impiegandolo per la consumazione di condotte delittuose». Condotte delittuose che finora, stando ai sequestri eseguiti e ai riscontri d’indagine, avrebbero fruttato al cassiere «quasi 230.000 euro», in 420 operazioni contestate.
I passaggi burocratici e informatici del raggiro con destrezza
Operazioni in cui, in base a quanto fin qui ricostruito, l’impiegato dell’Agenzia delle Entrate «riusciva a prendere le somme facendo sottoscrivere ai contribuenti un modello di rimborso, senza corrispondere le somme richieste. Aggiornando gli applicativi del sistema informatico con dati falsi. Oppure simulava la corresponsione dei rimborsi in favore dei contribuenti dopo essersi introdotto abusivamente dentro gli applicativi del sistema dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, per verificare i titoli di rimborso. E poi, dopo essersi procurato codice fiscale e documenti di identità, compilava i moduli di rimborso senza che vi fosse una istanza delle persone interessate». E il gioco fraudolento era fatto…