“Io sono Giorgia”: la frase della Meloni meglio di uno spot. Lo certificano Foglio e Repubblica
“Io sono Giorgia” ha bucato l’immaginario mediatico: lo certificano Il Foglio e Repubblica, non certo due quotidiani con lettori con spiccate simpatie per il presidente del Consiglio.
A distanza di 48 ore, stesso titolo (tecnicamente stesso occhiello per il Foglio) per due pagine diverse: esteri e sport. Stesso gioco di parole, “Io sono Georgia”. Sul quotidiano diretto da Claudio Cerasa il riferimento è alla situazione della nazione dell’ex Unione Sovietica. Datato 10 marzo, sopra il titolo dedicato al parlamento che ritira la legge russa dopo le proteste della piazza.
Due giorni dopo tocca al quotidiano diretto da Maurizio Molinari scivolare sull’identico titolo. Pagina sportiva dedicata alla vittoria del Napoli con l’Atalanta grazie a un goal magistrale (Spalletti ha addirittura scomodato Maradona) del georgiano Kvaratskhelia. Per il titolista quasi un gol a porta vuota: “Io sono Georgia”.
Con il senno di poi, fa sorridere che quella frase tanto irrisa pronunciata durante un comizio da Giorgia Meloni, “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana”. Era il 20 ottobre 2019: Repubblica fu uno tra i giornali che in maniera più irridente o addirittura pericolosa. Da Michela Murgia che ha avventurosamente associato quello slogan al razzismo, a Michele Serra che aveva definito quella frase “ideologia allo stato puro”, che “disegna un modello di società tanto forte e inequivocabile quanto escludente”.
“Io sono Giorgia” ha conquistato anche i suoi detrattori
Poco più di tre anni dopo, quella frase, che ha dato il titolo anche all’autobiografia della Meloni, uno dei libri più venduti del 2022 (“Io sono Giorgia”), nonostante il boicottaggio di qualche libreria, è prepotentemente entrata nell’immaginario mediatico. E anche i giornalisti, persino quelli dei quotidiani più lontani dalla leader di Fratelli d’Italia, attingono al suo lessico. Per fortuna non siamo in campagna elettorale, altrimenti sarebbe stato un clamoroso, quanto subliminale, spot per la Meloni.