Accoltellò alla schiena Chiara Gualzetti mentre lei lo abbracciava, condanna confermata in appello

20 Mar 2023 19:48 - di Redazione

I giudici della Corte di appello di Bologna, sezione minorenni, hanno confermato la condanna a 16 anni e 4 mesi per il minorenne che il 27 giugno 2021, sulle colline di Monteveglio, alle porte di Bologna, uccise l’amica quindicenne Chiara Gualzetti, accoltellandola alla schiena mentre lei lo abbracciava.

Nel secondo grado del processo con rito abbreviato, è stata confermata anche la capacità di intendere e volere dell’imputato che proprio oggi compie 18 anni.

“Sono più che contento. La situazione era chiara sin dall’inizio – dice all’Adnkronos Vincenzo Gualzetti, padre di Chiara. – Dalle forze dell’ordine ai periti, ai pm e ai giudici tutti hanno lavorato in maniera impeccabile. Spero che questo sia un monito per minori che a oggi commettono reati convinti di farla franca”.

Chiara Gualzetti fu uccisa a 15 anni dal minorenne, un amico, che lei ha abbracciato prima di essere accoltellata alla schiena il 27 giugno 2021.

Nella scorsa udienza era stato risentito il perito psichiatrico come stabilito dalla Corte. E la pubblica accusa aveva chiesto la conferma della sentenza per un omicidio che i giudici di primo grado, nelle motivazioni, avevano definito un gesto “incomprensibile” con il ragazzo che aveva “più volte riferito che la ragazza gli ‘urtava i nervi’, (…) di aver avvertito una rabbia repressa, di essere stato spinto dalla ‘voce’, di aver agito per placare la sua rabbia”.

In sostanza “una vera e propria motivazione non esiste se non quella riconducibile alla personalità di lui fortemente disturbata” del minore che progetta il delitto già qualche giorno prima e che dopo aver raggiunto Chiara sotto casa, s’incammina con lei verso le colline prima di colpirla a morte.

Un omicidio brutale: Chiara viene prima sorpresa alle spalle, poi colpita con numerosi colpi di coltello inflitti “con una furia inaudita”, sul collo e sull’addome, quindi colpita con calci e pugni alla testa.

La “colpa” di Chiara, per la quale il giovane detenuto al Pratello ”non ha mai speso un pensiero di rammarico”, è solo “di essersi confidata con lui, narrando il suo disagio giovanile”.

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