Sapienza, le vessazioni degli anarchici. “Ndo vai?”. “A fare l’esame”. “Non si può, stanno uccidendo Cospito”
“Ndo vai?”. “A fare l’esame”. “Non si può”. “E perché?”. “Stanno uccidendo Cospito”. “Chi?”. La scena è raccontata oggi da Mario Ajello sul Messaggero e fotografa bene la situazione della facoltà di Lettere occupata da una sparuta minoranza di estremisti. Dove gli studenti che non intendono manifestare solidarietà a Cospito sono in ansia per i loro esami e vivono la protesta come una forma di violenza. Va detto che la studentessa comunque sale le scale e va a fare il suo esame con il compagno che gli grida dietro “A fascia!“.
L’articolo del Messaggero è davvero interessante perché restituisce clima e fisionomia di una gazzarra sgangherata dove risuonano frasi fatte. Accuse assurde allo Stato che starebbe “torturando” l’anarchico Alfredo. Analogie tra il suo digiuno e la lotta antifascista. Tutto un repertorio insomma per tenere alta la tensione e l’emotività in vista del corteo odierno a Roma. In vista del quale auto parcheggiate e cassonetti sono stati fatti sparire lungo il percorso per timore di disordini.
Il quotidiano romano ha avuto il merito di dare voce agli studenti che vivono l’occupazione come un bivacco violento, una vessazione decisa senza consultare la popolazione universitaria e con il contributo dei soliti esterni che da decenni sono fuori corso. Studenti per i quali Cospito è un terrorista e non un eroe. Non solo. Queste voci di dissenso messe a confronto con le parole degli anarchici sono illuminanti. Così come il finale del resoconto di Ajello.
“L’umanesimo degli okkupanti – scrive – si fa più impellente all’ora di pranzo quando è il momento di chiamare le genitrici: «Mamma, ho fame. Non è che, Celere permettendo, mi porteresti un panino». La Celere non si fa vedere, e il panino del rivoluzionario avrà buon gioco nel passare attraverso le maglie della Repressione di Stato. Intanto, in un carnevale di parole altisonanti da «Torturano Alfredo» a «Governo Caino» (quindi Cospito sarebbe Abele), dilaga verso sera la delusione per essere pochi, pochissimi e surreali, e allora si decide di interrompere la pseudo-occupazione”.