Lazio, D’Amato scarica la batosta sui 5Stelle: «Sono loro i veri sconfitti. Conte rifletta»
Quando sui teleschermi in sala scorrono le prime proiezioni con Francesco Rocca in netto vantaggio, a tenere compagnia ad Alessio D’Amato, il candidato di Pd e Terzo polo, ci sono solo giornalisti. In compenso, nessun esponente della coalizione a suo sostegno. La sconfitta, si sa, è sempre orfana. E quella dell’ex-assessore alla Sanità di Zingaretti non fa eccezione. E dire che di motivi per non abbattersi ne avrebbe. A cominciare proprio dal dato elettorale, che lo dà (ma sono proiezioni parziali) al 37 per cento. «Zingaretti vinse con il 32,9 per cento e ora le proiezioni ci danno più alti – sottolinea lui -. L’ultima volta è stato sufficiente per la vittoria, oggi no».
D’Amato: «Ho preso più voti di Zingaretti»
Così com’è vero che il suo score personale è superiore a quello della somma raccolta dalle sue liste. Insomma, ce l’ha messa tutta ma l’obiettivo è sfuggito. «Ha pesato il vento nazionale, un vento che prosegue e che ha consentito la vittoria della destra in maniera importante», azzarda alludendo alla vittoria del 25 settembre scorso. In ogni caso, D’Amato ha dimostrato di saper perdere, come dimostra la telefonata di congratulazioni al vincitore Rocca. Seguita dal ringraziamento ad «elettori ed elettrici» e, infine, dall’annuncio sull’opposizione che verrà: «La guiderò in maniera molto seria e leale».
«Per i grillini l’inceneritore è solo un pretesto»
Ma un sassolino nelle scarpe ce lo ha anche lui e non ha alcuna intenzione di lasciarlo dov’è. «I veri sconfitti nel Lazio – afferma – sono i 5Stelle. Credo che Conte dovrà fare delle riflessioni». Staremo a vedere. Di certo, è ancora forte l’irritazione per la mancata chiusura dell’accordo, nonostante nel Lazio i grillini si trovassero in maggioranza e D’Amato fosse assessore. Ma su ogni altra considerazione ha prevalso il tema del termovalorizzatore di Roma, costato prima la poltrona di Palazzo Chigi a Draghi e ora quella della Pisana a D’Amato. «L’inceneritore è stato un pretesto – dice lui -. L’errore è di Conte e gli elettori lo hanno espresso in maniera chiara. La scorsa volta presero il 27, alle politiche sopra il 14, ora potrebbero andare sotto al 10. Mi pare evidente».