La Russa: “Anch’io amo l’articolo 21. Noi di destra la libertà d’espressione ce la siamo dovuta guadagnare”
L’articolo 21 della Costituzione? “E’ il mio preferito”. Un presidente del Senato fiero respinge al mittente chi ha inteso malignamente metterlo in imbarazzo. L’elogio di Benigni al Festival di Sanremo di quell’articolo sulla libertà di manifestazione del pensiero proprio scritto dopo il ventennio fascista trova Ignazio La Russa perfettamente d’accordo. In una lunga intervista al Corriere della Sera, risponde al quesito: “D’accordissimo. La prima critica corretta al fascismo è proprio su questo: aver coartato e impedito queste libertà. Quelle che oggi la Costituzione garantisce a tutti. Anzi, le dico di più. Assieme al primo, l’articolo 21 è anche il mio preferito della Costituzione. E sa perché?».
La Russa: “L’articolo 21 della Costituzione è il mio preferito”
La seconda carica dello Stato afferma di non avere seguito il Festival di Sanremo, e dunque neanche il monologo di Benigni. Ma spiega al comico toscano il motivo per cui quell’articolo 21 è per lui il prediletto. «Perché a differenza di Benigni, al quale credo nessuno abbia mai impedito di dire quello che pensava come e quando voleva, a noi giovani di destra per anni e anni è stato vietato di esprimerci: nelle scuole, nelle università, nelle piazze. Non solo su argomenti meramente politici, ma anche su questioni che non dividevano, su diversi punti di vista. Noi sappiamo che cos’è la censura, la libertà di espressione ce la siamo dovuta guadagnare giorno dopo giorno».
La Russa: “A noi di destra per anni è stato vietato di esprimerci”
Peraltro «parlare di Costituzione non è mai sbagliato – dice la Terza carica dello Stato al Corriere-: se poi quello sia il posto migliore o il discorso sia stato il migliore possibile non tocca a me giudicare. Sicuramente non c’entra nulla Mattarella. Che è stato invitato ed è andato e non credo conoscesse nei dettagli tutto quello che si sarebbe detto dal palco». E sul Capo dello Stato è altrettanto schietto: “Trovo estremamente positivo che il presidente sia andato a Sanremo nel giorno in cui si ricorda l’anniversario della Costituzione: è un modo per essere vicino ai cittadini, per non dare un’immagine della carica ingessata e fredda, ma anzi partecipe e popolare. Mi dicono fosse rilassato e anche divertito. Davvero non ho nulla da obiettare. Gli farei i complimenti».
“Parlare di Costituzione non è mai sbagliato”
E tirato per la giacchetta sul terreno delle riforme costituzionali La Russa afferma con chiarezza: «Sulla prima parte della Costituzione, quella dei principi e dei valori, credo che nessuno abbia intenzione di toccare alcunché e va giustamente celebrata. Sulla modernizzazione della seconda parte della Costituzione, invece, ricordo che lo stesso Benigni votò sì al referendum sulla riforma Renzi, che non passò. Lecito eh, per carità, però quello era un grosso cambiamento». E arriva la domanda delle domande: la rivendicazione del busto di Mussolini in casa ereditato dal padre; affermazione rilasciata durante un evento commemorativo per Tatarella, fondatore della destra moderna. Tale rivendicazione secondo i gendarmi delle memorie altrui non sarebbe in linea con la funzione di presidente del Senato.
Busto di Mussolini: “Non c’è nesso tra il vissuto politico e un ricordo del padre”
Risposta, anche in questo caso, che rispedisce al mittente le accuse. Proprio non vogliono capire. «Mi faccia chiarire. Io ho parlato di quel busto proprio per dimostrare che non c’è nesso tra il proprio vissuto politico e il conservare un ricordo del proprio padre. Che peraltro non ha mai inteso “restaurare” il fascismo pur senza rinnegare il suo passato. L’ho detto alla commemorazione di Tatarella, del quale sono stato l’esponente dell’allora Msi più vicino, con Gasparri e l’allora giovane Bocchino: Pinuccio fu il padre della svolta verso una destra democratica non più nostalgica, che si trasformava in una forza conservatrice europea. Non si ispirava a Evola e Gentile, ma a Papini e Prezzolini. E io con lui e dietro di lui, ho sempre sostenuto che questa dovesse essere la strada: lasciarsi alle spalle le nostalgie e guardare avanti. Quello che abbiamo fatto». Chiarimento che non fa una piega. E si stupisce La Russa che la faccenda ancora venga riperticata strumentalmente.
«Ho detto – ribadisce- che nello stesso modo avrei conservato un busto o una immagine di Mao Tse-tung. Speravo e spero ancora che spiegandolo come ho fatto, e cioè in relazione alla mia storia politica con Tatarella, si potesse chiudere questa vicenda usata troppo spesso strumentalmente».