Il legale di Cospito: è stanco ed emaciato ma deciso a proseguire il digiuno
È stanco ma deciso a proseguire lo sciopero della fame il leader anarchico Alfredo Cospito trasferito da poco nel carcere di Opera in regime di 41 bis – e ora temporaneamente ricoverato in ospedale – perché, secondo i magistrati, in particolare la Procura di Perugia, i suoi proclami da dietro le sbarre sono equiparabili ai pizzini mafiosi e finiscono per rappresentare direttive d’azione per il mondo anarco-insurrezionale esterno.
“L’ho trovato stanco, emaciato ma al contempo convinto e determinato nella necessità di proseguire lo sciopero”, racconta l’avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore di Alfredo Cospito, dopo averlo incontrato nell’ospedale San Paolo di Milano dove l’anarchico, in sciopero della fame da oltre cento giorni, è stato trasferito in via precauzionale anche se non è in pericolo di vita, come era stato fatto credere.
Venerdì arriverà la decisione della Cassazione sulla richiesta di revoca del 41 bis che Cospito pretende chiedendola a gran voce attraverso il digiuno, non solo per sé ma anche per i mafiosi.
Una trappola nella quale sono caduti con tutte le scarpe gli esponenti del Pd che sono andati a trovarlo in carcere. A loro Cospito ha detto che, prima di parlare con lui, dovevano parlare con i mafiosi del 41 bis a cui doveva essere tolto.
Una scena miserevole, uno schiaffo in faccia a Falcone e Borsellino, ai tanti morti ammazzati da Cosa Nostra, ai centinaia di caduti fra le forze dell’ordine per mano dei clan.
“Fino al 24 (febbraio, ndr) continuerà a prendere il potassio e il sale dopodiché adotterà le determinazioni conseguenti all’esito del giudizio di legittimità”, ha annunciato il difensore di Cospito. Che, si è scoperto, aveva avvisato segretamente i congiunti, prima di iniziare lo sciopero della fame, che il digiuno non sarebbe stato totale ma avrebbe, appunto, previsto, un’alimentazione con integratori. Una strategia mediatica che avrebbe consentito a Cospito di portare avanti lo sciopero praticamente all’infinito beffandosi dello Stato e dei giudici.