Destra di governo, omaggio al Pinuccio che fu sempre avanti: “Meloni ha capito che Atreju era tatarelliano”
Erano in tanti a Palazzo Giustiniani, a due passi da via della Scrofa, i politici venuti a rendere omaggio a Pinuccio Tatarella al convegno organizzato dall’omonima Fondazione per tracciare un filo ideale tra il politico di Cerignola e la destra di governo. Tra i primi ad arrivare Gianfranco Fini, accolto da sorrisi e strette di mano. Che va a salutare Angiola Filipponio, moglie di Tatarella. E poi gran parte dello stato maggiore di Fratelli d’Italia. Il nipote Fabrizio ringrazia i presenti e ricorda il senso politico del convegno: rivolgersi alle generazioni del futuro in vista di un grande progetto europeo.
Mantovano: Meloni e l’eredità di Tatarella
A coordinare i lavori Nicola Rao, direttore del Tg2, che ricorda che da cronista politico seguiva passo passo Tatarella e la prima fase della destra di governo. Rao va subito al punto: “La sua intuizione fu quella di spezzare il cordone che legava in modo esiziale la destra al fascismo”. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano torna sul punto e lo fa chiarendo che Tatarella non è una figura museale per la destra ma stimola una memoria attiva. Mantovano afferma che Tatarella volle rompere uno schema, questo lo rende maestro per l’oggi. Voleva non solo liberare i voti missini dal frigorifero ma unirli al consenso dei moderati. Secondo Mantovano è lo stesso progetto che Giorgia Meloni sta portando avanti. Anche se si guarda ai riferimenti culturali della premier – assicura – “non troviamo per intenderci Evola e Guénon ma un ragazzo, Atreju, e le pagine di Tolkien”. In definitiva è proprio Giorgia Meloni che può, conclude, portare a compimento il progetto tatarelliano di un partito conservatore che rappresenti la maggioranza degli italiani che non si sentono di sinistra.
Violante: Tatarella aveva dei conflitti ma era capace di chiuderli
“Magari nascesse questo partito – chiosa Luciano Violante nel suo intervento – sarebbe una novità assoluta nel panorama italiano”. E su Tatarella dice che il suo più grande merito era saper chiudere i conflitti, dote da vero leader anche secondo Machiavelli. Quindi Violante si sofferma sul concetto di democrazia decidente: “Ho qualche dubbio che sia il presidenzialismo la via migliore per ottenerla – sottolinea – perché non pensare invece a lavorare su ciò che già esiste e dunque puntare a un premierato rafforzato?”. Gli risponderà nel trarre le conclusioni dell’incontro Ignazio La Russa: “Per noi la stella polare – dice il presidente del Seanto – è porre rimedio all’instabilità dei governi italiani. Non dovremmo dividerci su questo”.
La Russa: Tatarella refrattario ai nostalgismi
La Russa ha arricchito il suo intervento con una serie di aneddoti. “Non vorrei sfigurare rispetto a chi mi ha preceduto, non vorrei sentirmi inadeguato. Del resto io mi sento poco adeguato anche nel ruolo di presidente del Senato – ha ironizzato – poco adeguato se mi considero, molto adeguato se mi confronto…Mi dipingono come quello che tiene in casa i busti del Duce. E’ vero, uno me lo ha lasciato mio padre e non lo butterò mai. Perché dovrei? Terrei anche un’opera di Mao se me l’avesse lasciata. E poi mi dico: ma se ero così vicino a Tatarella, che era così refrattario ai nostalgismi, posso essere come mi dipingono? Noi possiamo essere come ci dipingono? E mi rispondo che no, noi non siamo così. Sbagliano gli altri”.
Chi era Tatarella? – continua la Russa – “Era uno che già nel 1987, quando nessuno ci pensava, immaginava il percorso che avrebbe portato Fini alla segreteria del Msi. E che volle incontrare Bobo Maroni dopo le elezioni del 1994 per rendere possibile un governo con dentro Lega e An. E ci riuscì. Senza quell’incontro il primo governo di centrodestra non sarebbe mai nato…”.
Sangiuliano: amava Prezzolini e la sua idea dell’essere conservatori
A precedere La Russa era stato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha parlato del Tatarella animato da curiosità intellettuale e passione giornalistica. Fondò infatti riviste dai titoli evocativi: Centrodestra, Repubblica presidenziale, Puglia d’oggi e riportò in edicola il Roma, che era stato fondato da due mazziniani e che era il giornale di riferimento della destra meridionalista. “Quando lo conobbi mi mise in mano un libro di Prezzolini – racconta Sangiuliano – del quale Tatarella amava la citazione secondo cui il conservatore è l’uomo del dopodomani mentre il progressista è solo l’uomo del domani. E’ vero che è stato lui a concepire la destra di governo di oggi – ha aggiunto – per lui la politica era infatti realizzazione pragmatica dell’elaborazione di idee, che viene sempre prima e alla quale occorre prestare molta cura e attenzione”.