Il Tatarella da riscoprire: “Cari di destra, l’importante non è l’identità ma l’inclusività”

31 Mar 2022 21:07 - di Annalisa Terranova
Tatarella

Giuseppe Tatarella padre nobile della destra di governo. E’ stato tutto incentrato su questa certezza il convegno della Fondazione An sul libro inedito del “ministro dell’armonia” dal titolo La destra verso il futuro. Non solo uno slogan.

Giuseppe Valentino, presidente della Fondazione, invita infatti a leggere l’ultima intervista di Tatarella, rilasciata a Giancarlo Perna, nella quale si allude all’elezione di Carlo Azeglio Ciampi. Ipotesi che troverà poi conferma nei fatti. Insomma, nel futuro Tatarella ci sapeva guardare. O almeno nel futuro della destra.

Immaginò, quando sembrava impossibile, il protagonismo della destra nel sistema del bipolarismo. “Quando noi eravamo tristi perché col referendum Segni fu affossato il proporzionale, Pinuccio festeggiava, perché aveva capito che il maggioritario era destinato ad affermarsi e che ci avrebbe premiato”, racconta Fabrizio Tatarella, che ha curato il libro.

E non è un caso, come ha ricordato Italo Bocchino, se troviamo Tatarella a scrivere insieme all’attuale presidente della Repubblica la legge elettorale poi ribattezzata Mattarellum. Credeva nel maggioritario perché credeva nella forza delle alleanze. E l’alleanza principale da fare era quella sul presidenzialismo. “Tatarella fondò la rivista Repubblica Presidenziale proprio per lanciare l’idea di un’alleanza con liberali e socialisti sull’elezione diretta del Capo dello Stato – racconta ancora Bocchino – e chiese per il primo numero un articolo a tutti i maggiorenti del partito. Ma Mirko Tremaglia chiamò per dissociarsi, lui era convinto che la strada fosse quella dell’alternativa al sistema”.

Tatarella no, continuando in questo una tradizione che parte da Arturo Michelini e arriva appunto alla nascita di Alleanza nazionale.  Del resto non era un fascista – sottolinea il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano – cioè “pensava che la destra c’era prima del fascismo e ci sarebbe stata dopo. Quindi ad essere eterna era la destra e non il fascismo…”. Era un conservatore, e dal suo autore preferito Giuseppe Prezzolini aveva imparato che il progressista è l’uomo del domani ma il conservatore è l’uomo del dopodomani, cioè trasforma la realtà conservando i valori fondamentali.

Nel suo bagaglio di politico curioso e attento alla modernità c’era un’altra cosa da conservare gelosamente: la sua storia di attivista della Giovane Italia. Un aspetto su cui si è soffermato Adalberto Baldoni, che sulla Giovane Italia ha di recente scritto un libro edito da Eclettica. “Pinuccio – ha detto – credeva nell’autonomia delle formazioni giovanili rispetto al partito”. Un dettaglio non privo di importanza visto che nella storia della destra le organizzazioni giovanili hanno un peso solo se distinte (e qualche volta distanti) dai vertici di partito. Anche Domenico Gramazio ha voluto rendere omaggio al Tatarella “militante” ricordando come si diede da fare, con una sottoscrizione proprio sul Secolo, per ricostruire la sede del Centro iniziative sociali (Cis) colpita da un attentato.

Ne è emerso il ritratto di un politico visionario. Persino “eretico” rispetto alla destra anti-sistema che, sotto l’egida di Giorgio Almirante, era stata protagonista degli anni Settanta e Ottanta. “Tatarella è stato un maestro – ha detto infatti Maurizio Gasparri – perché ci ha fatto capire l’importanza dell’inclusività. Alle prime riunioni di An non voleva che ci facessimo vedere. Non dovete venire – ci diceva – se no pensano che siamo ancora quelli là…“. “Vero – ha ribattuto Gramazio – infatti mi costrinse a fare pace con un parlamentare comunista con cui ero venuto alle mani…”.

Un Tatarella, quello che la Fondazione An ha voluto celebrare, più attento alla politica come arte del possibile che affezionato all’idea della politica come testimonianza. Per questo – ha osservato Ignazio La Russa nel suo messaggio di saluto – Pinuccio è stato il miglior politico che io abbia mai incontrato. L’ho detto tante volte e mi ripeto, anche a rischio di sembrare retorico”.

“Da lui abbiamo ancora da imparare – ha a sua volta ricordato Giorgia Meloni che ha inviato anche lei un messaggio al convegno – tutti ricordiamo la sua intervista alla Stampa nel 1994 nella quale non ebbe timore di dichiarare che contro il governo Berlusconi stavano manovrando i poteri forti”. Un’espresisone che in effetti entrò da allora nel linguaggio politico e giornalistico e che tanta fortuna ha poi avuto in seguito, in bocca ai grillini ma anche a tanti esponenti della destra radicale. Anche nell’uso di quella locuzione, dunque, Tatarella seppe anticipare il lessico politico del futuro.

(nella foto Giuseppe Tatarella con la moglie Angiola Filipponio)

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