Cospito, il patetico tentativo del Pd di girare la frittata: «Chi deve spiegare è FdI»

Sul caso-Cospito il Pd parla d’altro. Invece di entrare e nel merito e smentire l’inquietante retroscena del Fatto Quotidiano sui colloqui avvenuti nel carcere di Sassari tra l’anarco-terrorista e la delegazione dem, gli stessi che la componevano – Andrea Orlando, Debora Serracchiani, Walter Verini, Silvio Lai – menano, come si dice, il can per l’aia. «A fronte di affermazioni di Cospito – scrivono infatti in una nota – abbiamo chiarito che eravamo lì non per ascoltare le sue valutazioni ma per sincerarci delle sue condizioni di salute e l’adeguatezza della struttura al regime di detenzione del 41 bis. Tanto è vero – proseguono – che subito dopo abbiamo proseguito gli incontri sia con i detenuti dello stesso passeggio, con i detenuti comuni e con il personale che lavora nel carcere: dirigenti, medici, polizia penitenziaria».
Pd in ritirata sul caso Cospito
E ancora: «Abbiamo sempre ribadito l’esigenza assoluta di mantenere l’istituto del 41 bis come strumento di contrasto alla criminalità organizzata, che trova traccia nelle dichiarazioni all’uscita del carcere e in interviste rilasciate nei giorni seguenti». Ma davvero? A noi risulta ben altro. Ed è strano che i quattro non abbiano colto il punto centrale della vicenda. Questo: spiegare perché – nonostante resi edotti dallo stesso Cospito che il digiuno ha lo scopo di far revocare il 41-bis anche ai mafiosi – hanno continuato ad assecondarne le pretese. È il silenzio su questo punto a rendere patetico il tentativo di girare la frittata. Non si può definire altrimenti la loro replica al capogruppo di FdI Tommaso Foti.
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I quattro hanno infatti chiamato in causa il ministro Nordio e persino Giorgia Meloni: «Sono loro che devono dare le spiegazioni, non certo noi». Incredibile. E via con la solita solfa della visita in carcere a Cospito dettata da motivi umanitari. Ma di che cosa dovrebbero poi dar conto il guardasigilli e la premier? Semplice: dell’intervento in aula di Giovanni Donzelli. Già, è questo per gli esponenti del Pd «il fatto di gravità inaudita». E se è ridicola l’accusa mossa al deputato FdI («è inquietante utilizzare informazioni riservate per manganellare l’avversario politico»), addirittura farneticante la conclusione: «Chi ha utilizzato queste assurde insinuazioni nei confronti del Pd e per colpire noi ne risponderà in tutte le sedi».
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