Renzi querela (di nuovo) Sallusti e Dagospia: “Mai detto al direttore di Libero ‘Ti spacco le gambe'”
“Il senatore Renzi ha dato mandato ai suoi legali di agire civilmente e anche penalmente contro il direttore Alessandro Sallusti e contro il sito Dagospia per l’articolo ‘Ti spacco le gambe'”. Lo rende noto l’Ufficio stampa di Italia viva.
“Giova ricordare che il senatore Renzi ha sempre negato di aver pronunciato le parole che Sallusti gli attribuisce. Per la vicenda Renzi ha denunciato Sallusti nella sua veste di direttore de Il Giornale e ha chiuso una transazione nel 2021, transazione il cui contenuto è destinato a non essere reso pubblico ma che ha visto il senatore incassare un significativo indennizzo – prosegue Iv -. Renzi ha poi ottenuto la condanna di Dagospia nel 2022 per un totale di 106mila euro. Adesso il senatore Renzi procederà nuovamente in giudizio contro Sallusti e D’Agostino, sia in sede civile sia in sede penale vista la reiterazione del reato”.
Renzi contro Sallusti e Dagospia per un retroscena di dieci anni fa
L’annuncio dell’ex premier arriva dopo la pubblicazione odierna sul sito di Roberto Dagospia di: “A casa Sallusti”, il format di Libero quotidiano in cui il direttore di Libero, intervistato da Klaus Davi, racconta in esclusiva aspetti privati della propria vita. Stavolta il direttore ha parlato del suo rapporto con Matteo Renzi. “Era una vigilia di Natale, non mi ricordo di che anno ma lui era premier quindi era il 2013/2014, mi suona il telefonino, era il 23 dicembre, era Palazzo Chigi che mi passava il Presidente del Consiglio”. Qui il racconto di Sallusti è piuttosto colorito e racconta addirittura a di minacce fisiche ricevute dall’allora premier nonché leader del Partito democratico.
Secondo la replica dell’ufficio stampa di Renzi, per quelle dichiarazioni Sallusti è già finito in tribunale. D’Agostino, invece, è stato condannato nel novembre dell’anno scorso dal Tribunale di Firenze a risarcire il senatore di Italia Viva per una serie di articoli pubblicati tra il 2015 e il 2019, per un totale di 80mila euro, a cui sono state aggiunte le spese processuali.