Nel Pd è guerra per bande. Zingaretti si schiera con Schlein: «È l’unica che vuole cambiare»

31 Gen 2023 9:32 - di Michele Pezza

Forse non sarà una sorpresa, di certo è una notizia: al congresso del Pd Nicola Zingaretti sosterrà Elly Schlein. Dando così ragione al sempre più perplesso Andrea Orlando, che ieri aveva parlato di «esito comico» in riferimento al tema del rinnovamento «perché – aveva spiegato – quelli che lo teorizzano sono spesso più vecchi di quelli che vogliono sostituire». Per la cronaca, anche Orlando appoggia la Schlein, ma lo ha fatto solo per inseguire pezzi della sua componente, a cominciare da Beppe Provenzano. L’ex-ministro del Lavoro non è l’unico capo-corrente a dover fare i conti con le fughe in avanti dei suoi. Franceschini (altro sostenitore della Schlein), ad esempio, si è visto smentire da Pina Picierno, che sosterrà infatti Stefano Bonaccini.

Dem divisi su tutto

Lo stesso vale per Orfini, leader dei “Giovani turchi“, costretto a registrare la defezione interna di chi non ha condiviso la sua scelta di appoggiare il governatore dell’Emilia Romagna. Persino Zingaretti ha dovuto inseguire i suoi nel sostegno alla Schlein. Insomma, neppure le correnti sembrano fare da argine alla dinamica centrifuga che sta squassando il Pd. A conferma dello «sbriciolamento» in atto nel partito, di cui ha scritto ieri Milena Gabanelli sul Corriere della Sera. Del resto una prova dello sbandamento generale l’avevano già fornita le polemiche seguite all’ingresso tra le file dem dell’eurodeputato Dino Giarrusso, ex-M5S ed ex-Iena di Mediaset. Bonaccini prima l’aveva accolto a braccia aperte. Poi, irretito da altri settori del partito, gli ha intimato di chiedere scusa per tutte le accuse che aveva mosso in passato.

Zingaretti: «Le mie dimissioni furono un segnale d’allarme»

Nel frattempo, però, era calato come una scure il tweet dell’attore Alessandro Gassman: «Non vi voto mai più. Adieux». Risultato: persino una nuova adesione è stata in grado di scatenare la guerra di tutti contro tutti. E di certo non aiutano le parole scelte da Zingaretti per il suo endorsement alla Schlein. Eccole: «Solo lei ha il coraggio di cambiare. La mia denuncia, dopo le dimissioni (da segretario, ndr), non era uno scatto di nervi, era un grido d’allarme. E purtroppo quanto è accaduto, anche dopo il 25 settembre, dimostra che il gruppo dirigente del Pd non ha avuto il coraggio di dare una risposta alla crisi del partito». Congresso? No, psicodramma.

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